Ridurre il rischio di sviluppare un cancro è possibile, soprattutto se i comportamenti corretti e la prevenzione cominciano da giovanissimi. Lo studio Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), condotto allo scopo di fotografare e monitorare la salute degli adolescenti di 40 Paesi nel mondo, rileva anche per l’Italia l’aumento dei comportamenti a rischio al crescere dell’età degli adolescenti. Parte da qui la campagna di sensibilizzazione “Il Segreto delle 12 regole” promossa dalla Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta in partnership con Pfizer per far conoscere ai ragazzi e ragazze delle seconde classi delle scuole piemontesi e della Valle d’Aosta i comportamenti da seguire per ridurre il rischio di sviluppare un tumore, attraverso le 12 Regole contenute nel Codice Europeo Contro il Cancro.
Non fumare, fare attività fisica, seguire una sana alimentazione, evitare gli alcolici e aderire ai programmi di vaccinazione adolescenziale per l’epatite B e il papillomavirus: sono solo alcune delle 12 Regole, protagoniste della “guida” in formato graphic novel, ideata da Maurizio Rosenzweig, uno dei più apprezzati fumettisti italiani, scaricabile gratuitamente dal sito web www.reteoncologica.it/graphic-novel-il-segreto-delle-12-regole, dove è possibile trovare anche tante informazioni sulla prevenzione oncologica e mettersi alla prova con i quiz di autovalutazione.
“La Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta è impegnata da quasi due anni a divulgare le 12 regole contro il cancro nel nostro territorio e l’iniziativa ha riscosso notevoli consensi da parte di Associazioni di volontariato, farmacie e istituzioni che hanno aderito con diverse forme di contributi – dichiara Oscar Bertetto, Direttore Dipartimento Funzionale Interaziendale Interregionale Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta – quest’anno il progetto gode del prestigioso sostegno di Pfizer ed è rivolto ad un target preciso: i ragazzi piemontesi e valdostani di seconda media. È nata così l’idea di arrivare ai giovanissimi attraverso un fumetto che racconta, in un linguaggio molto vicino a questa generazione, come sia importante attuare nella vita quotidiana uno stile di vita sano anche solo per vincere una gara tra crew di ballerini di strada. D’altra parte, i benefici di ognuna delle 12 regole per prevenire i tumori sono documentati da una solida letteratura scientifica ed è noto che se venissero applicate completamente si riuscirebbe ad abbattere del 30-50% il numero dei tumori”.
Il Codice Europeo Contro il Cancro è un’iniziativa della Commissione Europea per informare su ciò che le persone possono fare per sé e per i loro familiari al fine di ridurre il rischio di sviluppare un cancro.
“Non è mai troppo presto o troppo tardi per prevenire il cancro – dice Cristiano Piccinelli, Epidemiologo CPO Piemonte AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, Referente per la prevenzione della Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta – Il Codice Europeo Contro il Cancro, tradotto in tutte le lingue dell’Unione Europea, ha proprio questo scopo e alcune raccomandazioni riguardano più da vicino i giovanissimi per ridurre il rischio di sviluppare tumori quando saranno grandi. Adottare abitudini sane è vantaggioso a qualsiasi età. Inoltre, i comportamenti che proteggono dal cancro proteggono anche da altre malattie croniche importanti come quelle cardiovascolari e metaboliche”.
L’attuale scenario sanitario e la conseguente situazione scolastica impongono di declinare la campagna sul web per poter raggiungere in modo capillare gli adolescenti nella loro quotidianità attraverso strumenti d’ingaggio più adeguati a questa popolazione.
“Già in passato la Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta si è approcciata al mondo della scuola per avvicinare i giovani alla prevenzione dei tumori attraverso vari momenti di incontro – spiega Marinella Mistrangelo, Dirigente Medico Oncologa Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta – Adesso con il sostegno di Pfizer ci rivolgiamo agli studenti delle scuole secondarie di primo grado, che sono in un’età favorevole a recepire messaggi di stili di vita corretti mettendoli in pratica e che possono fare da cassa di risonanza condividendo le 12 buone pratiche all’interno della famiglia. Questa volta sono stati coinvolti ad oggi sette Comprensori scolastici delle province di Biella, Torino, Verbania e Vercelli, per un totale di circa 50 classi interessate, anche grazie all’aiuto delle Associazioni di volontariato. In questo momento di emergenza sanitaria abbiamo modulato il progetto in modo da inviare alle scuole la graphic novel che verrà discussa con gli insegnanti durante le lezioni di didattica a distanza; come Rete oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta ci siamo resi disponibili a partecipare sul web alle lezioni in modo da rispondere alle domande degli studenti e discutere insieme i suggerimenti o le criticità che possono emergere a seguito della lettura del fumetto”.
“Riteniamo la nostra collaborazione con la Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta su questo progetto molto importante – commenta Alberto Stanzione, Direttore Oncologia di Pfizer in Italia – da sempre Pfizer sostiene le partnership pubblico-privato che secondo la visione della nostra azienda hanno un alto valore etico. Poter contribuire al miglioramento dello stato di salute della popolazione andando oltre la focalizzazione sull’innovazione farmacologica, attraverso azioni concrete mirate a rispondere ai bisogni della comunità, è un approccio radicato nella cultura di Pfizer, che da sempre è impegnata anche nel sociale. Auspichiamo che questa campagna riesca nell’intento di diffondere una maggiore conoscenza delle buone abitudini che possono contribuire a prevenire lo sviluppo di un tumore, e indurre un cambiamento significativo dei comportamenti tra i ragazzi e attraverso di loro a livello più ampio nella comunità piemontese e valdostana”.
Si terrà giovedì 19 novembre la giornata internazionale per la lotta al tumore del pancreas e in tutto il mondo verranno illuminati di viola, colore simbolo del cancro del pancreas, monumenti rappresentativi per sensibilizzare la popolazione su questa grave neoplasia.
In Italia questa campagna è promossa dall’Associazione Nastro Viola, organizzazione no-profit impegnata nella lotta al tumore al pancreas, con altre associazioni di pazienti n Piemonte – in collaborazione con le Associazioni Oltre La Ricerca Odv, Fondazione Nadia Valsecchie, Associazione My Everest onlus e Associazione Massimo Borrelli onlus – con l’iniziativa “Facciamo luce sul tumore al pancreas”, con l’obiettivo di portare l’attenzione su questa patologia.
“L’iniziativa, ispirata ad una campagna di sensibilizzazione internazionale che coinvolge luoghi simbolici in diverse parti del pianeta (dalle Cascate del Niagara alla Opera House di Sydney), si propone di richiedere l’illuminazione di edifici pubblici e privati nel colore viola, colore simbolo del tumore al pancreas. Lo scorso anno oltre 150 comuni Italiani hanno aderito alla nostra iniziativa e diverse città italiane si sono illuminate di viola per portare l’attenzione su una patologia ancora troppo poco conosciuta. Ci auguriamo di cuore di avere la Vostra preziosa collaborazione! Più luoghi saranno illuminati maggiore sarà la possibilità di far conoscere questo male e i suoi sintomi!”.
In Italia, ogni anno, il tumore del pancreas colpisce oltre 13mila persone, con numeri in costante crescita, in Piemonte si presenta con più di 1000 nuovi casi all’anno, dei quali solo il 15% è operabile al momento della diagnosi.
Quest’anno a Torino, nella sera del 19 novembre verranno illuminate di viola la Mole Antonelliana, i ponti sul Po e la Cupola del Guarini della Cappella della Santa Sindone, a cura dell’Associazione Nastro Viola e della Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta, in collaborazione con il Comune di Torino ed i Musei Reali, a conferma che, nonostante la gravissima emergenza Covid-19, il tumore del pancreas non viene dimenticato e che pazienti affetti da questa neoplasia non vengono lasciati soli. Sempre il 19 novembre, dalle 10 alle 12,45, le Associazioni pazienti promuoveranno un incontro live streaming con i medici per fare il punto sullo stato dell’arte della malattia.
“La pandemia ci ha portato ad apprezzare il tempo in modo diverso. Per la nostra comunita’ di pazienti e famiglie e’ arrivato il momento di sensibilizzare la popolazione sulla malattia, conoscere cos’e il pancreas e le sue funzioni conoscere i sintomi e i fattori di rischio, unire le nostre voci per avere piu fondi destinati alla ricerca scientifica, unire le nostre forze per supportare le richieste dei pazienti e apprezzare ogni istante speso insieme alle nostre famiglie” dicono a gran voce le associazioni, che invitano a seguire la pagina Facebook dedicata all’evento:
https://www.facebook.com/Giornata-Mondiale-Sul-Tumore-al-Pancreas-2020-116024760273181/
Per conoscere le iniziative della Coalizione Mondiale visitare il link: http://www.worldpancreaticcancercoalition.org/
Per informazioni sulla giornata mondiale contro il tumore al pancreas www.wpcditalia.org, www.worldpancreaticcancerday.org
Grazie ad una combinazione tra vaccino e chemioterapia tradizionale, i ricercatori del Dipartimento universitario di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute del Centro Ricerche in Medicina Sperimentale (CeRMS) della Città della Salute di Torino hanno dimostrato come sia possibile contrastare la progressione del tumore al pancreas, definito “big killer” per la sua aggressività. I risultati di questo studio tutto torinese, che può rivoluzionare la cura del tumore del pancreas, sono appena stati pubblicati dalla prestigiosa rivista internazionale Journal for ImmunoTherapy of Cancer, ponendo le basi per una nuova strategia terapeutica.
Già nel 2013, il gruppo del professor Francesco Novelli aveva dimostrato che l’inoculo di un pezzo di Dna che codificava per una proteina umana, alfa-enolasi (ENO1), diminuiva efficacemente la progressione del tumore pancreatico in topi geneticamente predestinati a sviluppare il tumore al pancreas. La modalità di somministrazione del vaccino a Dna codificante ENO1 prevedeva l’inoculo intramuscolo seguito da una piccola scarica elettrica di pochi Volt, fenomeno noto come elettroporazione. Questo tipo di somministrazione facilita l’entrata del DNA nelle cellule e la sua successiva produzione come proteina. L’idea di utilizzare ENO1 per scatenare una risposta immunitaria contro il tumore del pancreas era nata dai precedenti studi nel Laboratorio del professor Novelli, in cui era stato osservato che ENO1 era capace di indurre la produzione sia di anticorpi che di linfociti T capaci di riconoscere ed uccidere le cellule tumorali.
Negli ultimi quattro anni il gruppo del professor Novelli, con la professoressa Paola Cappello e la dottoressa Claudia Curcio, ha eseguito una serie di esperimenti evidenziando come il trattamento con il chemioterapico gemcitabina sia in grado di causare un aumento di anticorpi e linfociti T anti-tumore e di migliorarne l’efficacia funzionale contro molte proteine espresse dal tumore stesso. In particolare, i ricercatori hanno osservato che nei pazienti, la chemioterapia stimola la risposta immunitaria non solo contro ENO1, ma anche verso altre proteine, quali FUBP1, C8K2 e G3P, tutte presenti ad elevati livelli nel tumore pancreatico.
La somministrazione di gemcitabina è spesso utilizzata come trattamento palliativo nel tumore del pancreas. L’osservazione che la risposta immunitaria nei confronti delle proteine presenti nel tumore è aumentata nei pazienti sottoposti a chemioterapia, ha stimolato l’ipotesi che il trattamento chemioterapico possa essere combinato con l’immunoterapia “di precisione”, basata sul vaccino contro una o più proteine associate a questo tumore, aprendo una “finestra terapeutica” anche nei pazienti con tumore avanzato.
Per provare questa ipotesi, i ricercatori hanno voluto valutare l’effetto antitumorale della combinazione tra vaccino a Dna e una singola dose di gemcitabina, proporzionalmente molto più bassa di quella utilizzata per trattare i pazienti, in animali che sviluppano spontaneamente tumore al pancreas. I risultati hanno dimostrato che il trattamento combinato è più efficace della somministrazione della sola vaccinazione con ENO1 nel bloccare la progressione neoplastica e nello scatenare una forte risposta immunitaria, soprattutto da parte dei linfociti T antitumore. Inoltre, il trattamento combinato tra gemcitabina e vaccino anti-ENO1 scatena una risposta immunitaria specifica anche nei confronti di G3P, una delle proteine associate al tumore identificate grazie agli anticorpi nei pazienti, suggerendo che la terapia combinata favorisce l’innesco simultaneo di una risposta immunitaria contro numerose molecole associate al tumore e non solo quella usata nel vaccino.
Immaginando di trasferire lo stesso risultato dai topi ai pazienti con tumore pancreatico, questo potrebbe aumentare la sopravvivenza e migliorare la qualità di vita. Si tratta quindi di un risultato molto incoraggiante, in quanto non esiste attualmente nessun trattamento chemioterapico in grado di determinare anche solo un piccolo ma significativo aumento di sopravvivenza nei pazienti con tumore pancreatico. Inoltre, i ricercatori del CeRMS hanno dimostrato che la vaccinazione a DNA combinata con la chemioterapia è efficace anche se somministrata a topi con tumore avanzato. Questi risultati, ottenuti grazie al supporto della Associazione Italiana Ricerca sul Cancro e della Fondazione Ricerca Molinette Onlus, aprono una promettente nuova via per il controllo della progressione del tumore del pancreas.
Il cancro alla prostata è uno dei tumori più diffusi soprattutto tra gli over 60, solo in Piemonte si registrano 3.000 nuovi casi all’anno e si stima che oltre 10.000 piemontesi vi convivano. Per curarlo al meglio occorre poterlo diagnosticare prima dell’arrivo dei sintomi, quanto ormai potrebbe essere troppo tardi, ma purtroppo causa Covid, le diagnosi si sono ridotte del 60%. Ecco perché assume un significato particolare la certificazione ottenuta dalla Città della Salute e della Scienza di Torino del suo percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale (Pdta), basato su una presa in carico del paziente, in maniera multidisciplinare.
La certificazione secondo lo standard di qualità internazionale Uni En Iso 9001:2015, frutto di un lavoro di anni, arriva dall’Ente Internazionale Bureau Veritas. “Questo riconoscimento – spiegano Mario Gontero, direttore dell’Urologia universitaria della Città della Salute e responsabile Pdta e Mario Airoldi, direttore di Oncologia medica 2– assume oggi un valore ancora più alto. Abbiamo, causa pandemia, un sommerso da affrontare non diagnosticato che parte da marzo. Il nuovo percorso interdisciplinare ci potrà aiutare”.
La Città della Salute di Torino, punto di riferimento nella diagnosi e cura del tumore della prostata, un cancro molto diffuso tra gli over 60 che ogni anno in Piemonte colpisce circa 3.000 uomini, ha raggiunto un importante traguardo: la certificazione, secondo gli standard di qualità internazionale Uni En Iso 9001.2015, del percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale (Pdta). “Questo riconoscimento – spiegano i due medici – assume un significato oggi ancora più importante considerato che diagnosticare questo tipo di carcinoma dopo l’apparizione dei sintomi può significare essere arrivati troppo tardi. Un problema che si è accentuato con la pandemia che ha visto diminuire la diagnosi del tumore alla prostata del 60%. La certificazione, frutto di un lavoro di anni basato sull’organizzazione multidisciplinare della cura, ci permette di portare ulteriori correttivi al percorso di diagnosi e cura”.
Liliana Carbone
L’Associazione Prevenzione Tumori Onlus comunica che a causa dell’emergenza sanitaria SONO SOSPESE LE PRENOTAZIONI DELLE VISITE DI PREVENZIONE FINO A NUOVE DISPOSIZIONI. Gli uffici amministrativi resteranno aperti per informazioni rispettando il solito orario: da lunedì al venerdì dalle 9 alle 13.
Cari Soci, Sostenitori e Amici a voi va il nostro grazie perché continuate a sostenerci nonostante il momento così difficile.
Grazie per l’attenzione.
IL PAPILLOMAVIRUS: UN’INFEZIONE A TRASMISSIONE SESSUALE
Conla Professoressa Chiara Benedetto, Direttore della Struttura Complessa di Ginecologia e Ostetricia Universitaria 1 dell’Ospedale Sant’Anna-Città della Salute e della Scienza di Torinoe membro del Comitato scientifico dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte e il Professor Mario Preti, ginecologo presso laStruttura Complessa diGinecologia e Ostetricia Universitaria 1 dell’Ospedale Sant’Anna di Torino cerchiamo di capire cos’è il Papillomavirus e perché è importante sottoporsi a screening e a vaccinazione.
L’infezione da Papillomavirus umano (HPV) è l’infezione a trasmissione sessuale più frequente in donne e uomini: la maggior parte delle persone la contrae almeno una volta nella vita. In genere questa infezione non causa alcuna lesione e viene eliminata dal sistema immunitario individuale.
In alcuni casi provoca lesioni benigne e in altri lesioni precancerose che, se non individuate, possono trasformarsi in tumori maligni. Il collo dell’utero è la sede più frequente dell’infezione, delle lesioni precancerose e dei carcinomi causati da HPV.
I tempi di manifestazione delle lesioni sono molto vari (da pochi mesi a molti anni), per cui può essere difficile sapere con sicurezza quando si è contratta l’infezione.
I papilloma sono virus intracellulari e non servono antibiotici, ovuli o lavande vaginali per curare l’infezione. E’ invece essenziale identificare in tempo le alterazioni cellulari provocate dal virus: per questotutte le donne dai 25 ai 65 anni vengono invitate ad eseguire un test di screening (Pap test o HPV test) per il carcinoma del collo dell’utero in modo da ridurne l’incidenza.
Attualmente, oltre allo screening, le donne hanno a disposizione un’arma molto efficace per proteggersi contro l’infezione da HPV: la vaccinazione, che è rivolta anche agli uomini.
«Ci appelliamo a tutti – spiegano la professoressa Benedetto e il professor Preti – affinché si utilizzino al massimo queste due importanti opportunità, lo screening e la vaccinazione, per prevenire il cancro».
LE MALATTIE HPV CORRELATE
I nostri medici: «Si può guarire dalle malattie HPV correlate, anche da quelle maligne. E’ fondamentale una diagnosi tempestiva, la valutazione in un centro specialistico e l’impostazione di un trattamento mirato».
Le patologie HPV correlate sono molte e fanno parte delle malattie sessualmente trasmissibili (MST) in quanto il contagio avviene nella maggior parte dei casi attraverso il rapporto sessuale. E’ rara, ma possibile, la trasmissione su cute o mucosa lesa tramite oggetti, asciugamani, indumenti intimi contaminati con secrezioni genitali.
Le patologie HPV correlate colpiscono sia donne che uomini e spesso sono asintomatiche. L’infezione infatti può anche essere latente e venire trasmessa in assenza di lesioni visibili.
Le lesioni benigne causate da HPV sono rappresentate in maggior parte dai condilomi, che si localizzano prevalentemente a livello dei genitali (pene, vagina, vulva, ano) e più raramente del cavo orale. I condilomi vengono chiamati anche “creste di gallo”, talora provocano prurito, ma spesso sono asintomatici.
Per la diagnosi dei condilomi è sufficiente una visita specialistica presso un Centro MST (malattie sessualmente trasmesse) che permettedi evidenziare le lesioni e impostare il trattamento più indicato per il caso specifico.
Le lesioni precancerose possono colpire vari organi: il collo dell’utero, la vagina, la vulva, l’ano, il pene, la regione perianale e il cavo orale. Potenzialmente si possono trasformare in patologie tumorali maligne.
Per diagnosticare le lesioni precanceroseo i tumori maligni HPV correlatisono necessariaccertamenti specialistici: visita ginecologica, vulvoscopia, colposcopia con Pap test e biopsia per la diagnosi delle lesioni genitali; anoscopia e Pap-test anale per diagnosticare le lesioni anali; visita urologica o dermatologica per le lesioni del pene e visita otorinolaringoiatrica per le lesioni del cavo orale.
I CENTRI DELLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE (MST) IN PIEMONTE
In Piemonte sono presenti 9 Centri MST per la prevenzione, il controllo e la cura delle infezioni sessualmente trasmesse: 3 centri a Torino(presso gli ospedali San Lazzaro e Sant’Anna della Città della Salute e della Scienza di Torino, l’Amedeo di Savoia) e 6 nel resto della regione(Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbania e Vercelli). L’accesso è gratuito e senza alcuna impegnativa medica.
Informazioni sul sito del SEREMI – Servizio di Riferimento Regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle Malattie Infettive: www.seremi.it
Liliana Carbone per Nuova Speranza, Anno 2020, n. 1
La vaccinazione per prevenire le infezioni da Papillomavirus umano (HPV) è lo strumento più efficace per ridurre le infezioni e le lesioni da HPV tra i giovani. E’ dunque un intervento preventivo rivolto al futuro delle nuove generazioni. Purtroppo nella Regione Piemonte si sottopongono al vaccino anti-HPV sempre meno adolescenti e il rischio di un aumento delle infezioni è sempre più concreto.
Con la Professoressa Chiara Benedetto, Direttore della Struttura Complessa di Ginecologia e Ostetricia Universitaria 1 dell’Ospedale Sant’Anna-Città della Salute e della Scienza di Torino e membro del Comitato scientifico dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte e il Professor Mario Preti, ginecologo presso la Struttura Complessa di Ginecologia e Ostetricia Universitaria 1 dell’Ospedale Sant’Anna di Torino cerchiamo di capire perché la vaccinazione è importante.
Al momento quanti vaccini preventivi contro l’HPV sono disponibili? E contro quali lesioni hanno un effetto preventivo?
Al momento sono disponibili 2 tipi di vaccino contro l’HPV: il CERVARIX che protegge contro i ceppi HPV 16-18, responsabili di circa il 75 % dei tumori del collo dell’utero e il GARDASIL-9 che protegge contro nove ceppi di HPV, di cui sette (16-18-31-33-45-52-58) responsabili di circa il 90% dei tumori del collo dell’utero e due (6-11) dei condilomi genitali che, pur essendo benigni, possono creare disagio e rappresentano l’infezione sessualmente trasmissibile più frequente. I vaccini, oltre a proteggere contro le lesioni pre-cancerose e i cancri HPV correlati del collo dell’utero, riducono anche il rischio di sviluppare tumori alla vulva, alla vagina, all’ano e probabilmente anche al cavo orale.
Partiamo dal vaccino contro il Papillomavirus: quanto è efficace tra i giovanissimi per prevenire le infezioni da HPV?
Sulla base di studi epidemiologici, Gardasil-9 protegge contro l’85-90% delle lesioni preinvasive e dei tumori invasivi del collo dell’utero e contro l’80-90% delle lesioni preinvasive e dei tumori invasivi della vulva, della vagina e dell’ano correlati all’HPV. Il Gardasil-9 è inoltre efficace contro il 90% dei condilomi genitali.
Le ragazze quando dovrebbero eseguire il vaccino?
La migliore risposta immunitaria si ottiene se le ragazze si vaccinano fra i 9 e i 15 anni e prima dell’inizio dell’attività sessuale. Grazie al fatto che in questa fascia di età il potere di immunizzazione è ottimale sono previste solo due dosi di vaccino a distanza di 6 mesi l’una dall’altra. Per le ragazze dai 15 anni in poi invece sono previste 3 dosi di vaccino di cui la seconda a 2 mesi e la terza a 6 mesi dalla prima. E’ importante sottolineare che anche nella donna adulta sessualmente attiva la vaccinazione può prevenire ancora gran parte dei problemi correlati all’HPV.
Anche i ragazzi dovrebbero essere vaccinati? E a quale età?
E’ molto importante che anche i ragazzi si vaccinino per ridurre l’eventuale trasmissione del virus e per proteggersi dalla maggior parte dei tumori del pene, dell’ano, del cavo orale correlati all’HPV. L’età ideale e la posologia con cui vaccinarsi è la stessa delle ragazze.
Quale copertura vaccinale si è raggiunta in Piemonte? E’ sufficiente?
Purtroppo la copertura vaccinale in Piemonte è diminuita negli ultimi anni passando dal 70% per le ragazze nate nel 2000 al 59% per quelle nate nel 2005. Tale copertura è assolutamente insufficiente a garantire una ridotta circolazione del virus e rischia di vanificare tutti gli sforzi della scienza per prevenire i tumori HPV correlati.
Se non è sufficiente, quali sono le ragioni?
E’ probabile che la diminuita adesione alla vaccinazione sia dovuta a uno scarso sostegno da parte dei media e alle campagne dei “No-vax”. Tutto ciò ha fatto si che non si sia compresa a sufficienza l’importanza della vaccinazione contro l’HPV che rappresenta un’eccezionale arma di prevenzione contro lo sviluppo di molti tumori sia nell’uomo che nella donna.
Il rifiuto all’adesione al vaccino ha provocato un aumento delle infezioni?
Semplicemente non le ha ridotte. E questo dato è in controtendenza con quanto osserviamo ad esempio in Australia, Inghilterra, Austria e in molte altre nazioni dove la vaccinazione è stata iniziata e sostenuta nel tempo.
Come si può aumentare il livello di adesione alla vaccinazione?
Con campagne di informazione capillare rivolte alla popolazione, lezioni nelle scuole, ulteriore collaborazione da parte di pediatri, medici di base, consultori familiari e supporto da parte dei mass media.
La vaccinazione non sostituisce lo screening per il cancro del collo dell’utero: perché?
La vaccinazione non sostituisce lo screening per il cancro del collo dell’utero (cervico-carcinoma) perché nessun vaccino è efficace al 100% e poiché né Cervarix né Gardasil-9 proteggono contro ogni tipo di HPV, né contro infezioni da HPV presenti al momento della vaccinazione. I test di screening per il cervico-carcinoma (Pap test e HPV test) rimangono di fondamentale importanza e devono continuare a essere effettuati in accordo con le raccomandazioni nazionali.
Liliana Carbone per “Nuova Speranza”, Anno 2020, n. 1
«Il sole è amico della pelle, ma attenzione alle scottature». Questa è la raccomandazione dei dermatologi ogni volta che arriva l’estate e tutte le volte che ci esponiamo al sole. Prima però di arrivare al concetto di scottatura solare bisogna sapere che esistono due tipi di esposizioni solari scorrette: la prima è l’esposizione che porta alle scottature, soprattutto nelle persone con pelle chiara, quindi il sole preso in maniera intensa, magari durante l’estate, in luoghi dove c’è un intenso indice Uv. La seconda è l’esposizione di persone che passano lunghi periodi di tempo, ore, giorni, settimane, mesi al sole, anche per motivi lavorativi.
Le scottature – intese sotto forma di rossore dolente con le bolle – sono pericolose perché sono appunto un segno di esposizione solare scorretta, elevata, non adeguata, che ci fa male. Per questo sono da evitare. Ci spiega come fare, il Professor Pietro Quaglino, dermatologo presso l’ospedale San Lazzaro della Città della Salute e della Scienza di Torino e medico dell’Associazione Prevenzione Tumori di Torino.
Partiamo proprio da qui. Esporsi al sole – al mare, in montagna, in collina oppure in città – fa bene al nostro corpo ma la pelle deve essere protetta contro le scottature che possono determinare, nel lungo periodo, lo sviluppo di un tumore. E’ cosi?
Il sole ha tanti effetti benefici favorevoli: dà calore, dà benessere, regola molte funzioni ormonali endocrinologiche, aiuta a sintetizzare la vitamina D che è importante per il buon metabolismo delle ossa. Ha sicuramente degli importanti effetti positivi che non dobbiamo dimenticare, soprattutto nella stagione estiva. Ma dobbiamo sensibilizzare le persone su un concetto molto importante: il sole, se preso in maniera non adeguata e scorretta, può avere degli effetti sfavorevoli.
Perché?
Perché le radiazioni ultraviolette, UVB ma anche UVA, portano a delle alterazioni nella pelle: gli UVB direttamente sul patrimonio genetico, gli UVA comportano invece un danno più ossidativo. Tutto questo può facilitare, collaborare, determinare, insieme ad altri cofattori – come pelle chiara, per esempio – lo sviluppo di un tumore della pelle, soprattutto il melanoma, che è il più grave, ma anche altri tumori come gli epiteliomi.
Guarda l’intervista video con l’esperto, il professor Pietro Quaglino.
Di Liliana Carbone
La nostra bocca è un organo da conoscere, preservare e curare fin dalla nascita e non un oggetto misterioso che va considerato e riaggiustato solo quando “smette di funzionare”.
Da molto tempo i dentisti italiani danno il loro impegno quotidianamente per diffondere le buone regole per una corretta prevenzione di carie, gengiviti e malocclusioni.
Il Dottor Massimiliano Prandini, dentista dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi) e dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte spiega quanto sia importante un semplice controllo preventivo della nostra bocca, sia per il suo benessere di tutti i giorni sia per scongiurare il rischio di neoplasie del cavo orale. “Si tratta di semplici controlli preventivi che consiglio di fare in particolare dai 40 anni in avanti e soprattutto ai fumatori e ai consumatori di alcolici”.
Avere cura dei propri denti quanto è importante Dottor Prandini?
Tanto, e non solo per motivi estetici, come il mondo moderno ci porta a pensare. Una bocca sana ci mette nella condizione di nutrirci adeguatamente dando beneficio a tutto l’organismo. Per contro una bocca non sana può generare molti disturbi sia locali che sistemici.
Quali sono i principali “nemici” del nostro sorriso?
Un’alimentazione non equilibrata, unita alla poca cura domiciliare, fattori di rischio come il fumo e consumo di alcolici. Ognuno di noi può essere il primo medico di se stesso dedicando il tempo giusto alla pulizia dei denti e alla salute della bocca.
Quali sono le buone regole per una corretta prevenzione di questi “nemici”?
Un’alimentazione equilibrata, ricca di vitamine e fibre e più povera di zuccheri favorisce il benessere generale, ancora di più quello del cavo orale. La pulizia dei denti dopo ogni pasto, oltre ai controlli regolari dal proprio dentista di fiducia, permette di salvaguardare denti, gengive e ossa dai problemi che, al contrario, sarebbero ingenerati dalla persistenza di placca e tartaro. Questa educazione alimentare e all’igiene deve iniziare già con i bambini affinché diventi abitudine consolidata nell’età adulta.
Tra le malattie più comuni, non bisogna dimenticare neoplasie del cavo orale, non è vero?
Anche la bocca è interessata dal problema “tumore” benché, purtroppo, spesso la gente lo ignori. Questa è una forma tumorale peraltro parecchio aggressiva che va necessariamente diagnosticata nelle fasi iniziali per poter essere curata con efficacia.
Come è possibile prevenire il tumore del cavo orale?
Il primo consiglio è eliminare l’attitudine al fumo e all’abuso di alcolici.
Che incidenza ha nella popolazione e quanto è pericoloso?
Questo tipo di malattia conta in Italia circa 4.500 nuovi casi all’anno (dato AIRC, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro). E’ una forma tumorale molto pericolosa oltre che subdola. Infatti, nelle sue forme iniziali essa è quasi sempre asintomatica. Questa è una delle cause che portano a formulare diagnosi tardive con gravi ripercussioni sulla possibilità di guarigione del paziente.
Oggi quali sono le novità nella cura e trattamento di questa tipologia di tumore?
Ad oggi ci sono anche apparecchiature che sfruttano la fluorescenza dei tessuti per individuare lesioni della mucosa orale.Questi strumenti possono aiutare il medico ad individuare casi da afferire ad un centro di patologia orale per gli approfondimenti del caso. Nonostante il progredire della tecnologia medica l’aspetto veramente fondamentale per la gestione di questo tumore èpervenire ad una diagnosi precoce della malattia, perciò la cosa più importante è fare una visita di prevenzione con un patologo orale che saprà valutare lo stato delle mucose.
In che cosa consiste la visita di controllo per i soci dell’Associazione?
E’ una visita velocissima e per niente invasiva. Dico sempre che richiede più tempo prenotarsi al telefono che sottoporsi alla visita stessa, questo per invogliare, motivare tutti a sottoporsi a questo tipo di visita fugando ogni tipo di paura. E’ “sufficiente” l’esame di due occhi esperti per valutare lo stato di salute della nostra bocca. La visita quindi non è stancante né dolorosa.
Quante volte è capitato di diagnosticare una neoplasia ai nostri soci nel corso di una visita preventiva?
In una occasione, diversi anni fa, è capitato al collega Dottor Massolini di diagnosticare un tumore in forma avanzata, ma ciò a cui noi puntiamo è l’individuazione di lesioni precancerose sulle quali possiamo intervenire in modo determinante. Negli anni abbiamo individuato centinaia di questi casi.
Allora i controlli preventivi dell’Associazione sono utili?
Più che utili direi fondamentali, innanzitutto per diffondere una cultura di salute e informare la gente che anche la bocca può essere interessata dal problema tumore.
Infine, che cosa si sente di consigliare ai nostri associati?
In modo particolare, a chi ha dai 40 anni in su ed è un paziente fumatore o consumatore di alcolici, di fare una visita presso la nostra sede, e poi di motivare amici e parenti a fare la stessa cosa. Potrebbe essere non solo un buon consiglio, ma un consiglio che salva la vita.
Liliana Carbone per il Magazine “Nuova Speranza”
Il melanoma è il più aggressivo e temuto tumore della pelle, con un’incidenza più che raddoppiata negli ultimi 30 anni: in Italia sono oltre 100.000 le persone colpite e 10.000 i nuovi casi ogni anno. L’esposizione ai raggi UV del sole e delle fonti artificiali è il principale fattore di rischio. Il melanoma sta diventando sempre più frequente tra i giovani adulti di 20-30 anni e rappresenta il terzo tumore per incidenza sotto i 30 anni in tutti e due i sessi, nel maschio dopo tiroide e testicolo, nella donna dopo mammella e tiroide.
In Italia un bambino su 4 ha riportato almeno una scottatura solare nel corso della propria vitae in un caso su dieci si tratta di una scottatura recente. Grazie alle campagne di sensibilizzazione, rispetto al passato c’è maggiore consapevolezza sui danni del sole, l’85% dei bambini utilizza creme solari ad alto fattore di protezione, ma questi progressi lasciano ancora “scoperta” una quota consistente della popolazione – tra il 15 e il 20% – refrattaria a proteggersi con creme, magliette o cappellini.
Chi sono i soggetti più a rischio
Sono tradizionalmente tutte le persone con carnagione e occhi chiari, i cosiddetti fototipo bassi, con capelli biondo-rossi-castani, efelidi e tendenza a scottarsi e a non abbronzarsi affatto o poco lentamente. Sono a rischio anche le persone che presentano numerosi nei, familiarità o storia personale di melanoma.
Esistono regole di fotoprotezione
Le principali sono: evitare le esposizioni eccessive e le conseguenti scottature, soprattutto se si ha un fototipo 1 o 2; esporsi sempre gradualmente; evitare di esporsi nelle ore centrali della giornata; utilizzare indumenti quali cappello con visiera, camicia o maglietta e occhiali da sole; usare creme solari adeguate al proprio fototipo.
E’ tumore maligno della pelle, che origina dalla cute sana e, solo nel 20 % dei casi, è legato ad una trasformazione di un nevo pre-esistente. Fino a 20 anni fa era una patologia considerata rara.
Oggi la sua incidenza è andata progressivamente aumentando in tutta la popolazione occidentale, con una crescita annua del 4% circa.
Ad oggi in Italia si stimano circa 14 mila nuove diagnosi all’anno e la maggior parte di essi non avrà ricadute sulla salute generale grazie alla diagnosi precoce.
Solo in Italia si contano circa 1800 decessi ogni anno a fronte di una patologia visibile sin dal suo esordio e che nella maggior parte dei casi impiega alcuni anni prima di compromettere la vita del soggetto colpito.
I sintomi nel melanoma
I sintomi sono assenti o quando presenti sono poco apparenti e tardivi. Prurito persistente a carico di un nevo, per esempio. Anche le modalità di autodiagnosi non possono essere molto affidabili anche se insistiamo molto sulla necessità dell’auto osservazione. Ogni persona dovrebbe tentare di conoscere al meglio la propria pelle per individuare un’eventuale macchia che cresce. Il melanoma non presenta purtroppo standard di forme e colori, ma cresce di dimensioni e spesso ha un aspetto che lo rende diverso dagli altri nevi presenti.
Come si previene il melanoma
Si previene solo con una diagnosi precoce, la quale efficacia dipende da noi dermatologi che negli ultimi anni abbiamo dovuto affinare le nostre capacità diagnostiche. Ma dipende anche e soprattutto dai cittadini che, anche se non hanno notato nulla di apparentemente modificato sulla loro pelle, devono sottoporsi annualmente ad una visita di prevenzione.
Le persone più a rischio sono quelle che hanno una o più delle seguenti caratteristiche: