Ridurre il rischio di sviluppare un cancro è possibile, soprattutto se i comportamenti corretti e la prevenzione cominciano da giovanissimi. Lo studio Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), condotto allo scopo di fotografare e monitorare la salute degli adolescenti di 40 Paesi nel mondo, rileva anche per l’Italia l’aumento dei comportamenti a rischio al crescere dell’età degli adolescenti. Parte da qui la campagna di sensibilizzazione “Il Segreto delle 12 regole” promossa dalla Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta in partnership con Pfizer per far conoscere ai ragazzi e ragazze delle seconde classi delle scuole piemontesi e della Valle d’Aosta i comportamenti da seguire per ridurre il rischio di sviluppare un tumore, attraverso le 12 Regole contenute nel Codice Europeo Contro il Cancro.
Non fumare, fare attività fisica, seguire una sana alimentazione, evitare gli alcolici e aderire ai programmi di vaccinazione adolescenziale per l’epatite B e il papillomavirus: sono solo alcune delle 12 Regole, protagoniste della “guida” in formato graphic novel, ideata da Maurizio Rosenzweig, uno dei più apprezzati fumettisti italiani, scaricabile gratuitamente dal sito web www.reteoncologica.it/graphic-novel-il-segreto-delle-12-regole, dove è possibile trovare anche tante informazioni sulla prevenzione oncologica e mettersi alla prova con i quiz di autovalutazione.
“La Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta è impegnata da quasi due anni a divulgare le 12 regole contro il cancro nel nostro territorio e l’iniziativa ha riscosso notevoli consensi da parte di Associazioni di volontariato, farmacie e istituzioni che hanno aderito con diverse forme di contributi – dichiara Oscar Bertetto, Direttore Dipartimento Funzionale Interaziendale Interregionale Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta – quest’anno il progetto gode del prestigioso sostegno di Pfizer ed è rivolto ad un target preciso: i ragazzi piemontesi e valdostani di seconda media. È nata così l’idea di arrivare ai giovanissimi attraverso un fumetto che racconta, in un linguaggio molto vicino a questa generazione, come sia importante attuare nella vita quotidiana uno stile di vita sano anche solo per vincere una gara tra crew di ballerini di strada. D’altra parte, i benefici di ognuna delle 12 regole per prevenire i tumori sono documentati da una solida letteratura scientifica ed è noto che se venissero applicate completamente si riuscirebbe ad abbattere del 30-50% il numero dei tumori”.
Il Codice Europeo Contro il Cancro è un’iniziativa della Commissione Europea per informare su ciò che le persone possono fare per sé e per i loro familiari al fine di ridurre il rischio di sviluppare un cancro.
“Non è mai troppo presto o troppo tardi per prevenire il cancro – dice Cristiano Piccinelli, Epidemiologo CPO Piemonte AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, Referente per la prevenzione della Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta – Il Codice Europeo Contro il Cancro, tradotto in tutte le lingue dell’Unione Europea, ha proprio questo scopo e alcune raccomandazioni riguardano più da vicino i giovanissimi per ridurre il rischio di sviluppare tumori quando saranno grandi. Adottare abitudini sane è vantaggioso a qualsiasi età. Inoltre, i comportamenti che proteggono dal cancro proteggono anche da altre malattie croniche importanti come quelle cardiovascolari e metaboliche”.
L’attuale scenario sanitario e la conseguente situazione scolastica impongono di declinare la campagna sul web per poter raggiungere in modo capillare gli adolescenti nella loro quotidianità attraverso strumenti d’ingaggio più adeguati a questa popolazione.
“Già in passato la Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta si è approcciata al mondo della scuola per avvicinare i giovani alla prevenzione dei tumori attraverso vari momenti di incontro – spiega Marinella Mistrangelo, Dirigente Medico Oncologa Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta – Adesso con il sostegno di Pfizer ci rivolgiamo agli studenti delle scuole secondarie di primo grado, che sono in un’età favorevole a recepire messaggi di stili di vita corretti mettendoli in pratica e che possono fare da cassa di risonanza condividendo le 12 buone pratiche all’interno della famiglia. Questa volta sono stati coinvolti ad oggi sette Comprensori scolastici delle province di Biella, Torino, Verbania e Vercelli, per un totale di circa 50 classi interessate, anche grazie all’aiuto delle Associazioni di volontariato. In questo momento di emergenza sanitaria abbiamo modulato il progetto in modo da inviare alle scuole la graphic novel che verrà discussa con gli insegnanti durante le lezioni di didattica a distanza; come Rete oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta ci siamo resi disponibili a partecipare sul web alle lezioni in modo da rispondere alle domande degli studenti e discutere insieme i suggerimenti o le criticità che possono emergere a seguito della lettura del fumetto”.
“Riteniamo la nostra collaborazione con la Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta su questo progetto molto importante – commenta Alberto Stanzione, Direttore Oncologia di Pfizer in Italia – da sempre Pfizer sostiene le partnership pubblico-privato che secondo la visione della nostra azienda hanno un alto valore etico. Poter contribuire al miglioramento dello stato di salute della popolazione andando oltre la focalizzazione sull’innovazione farmacologica, attraverso azioni concrete mirate a rispondere ai bisogni della comunità, è un approccio radicato nella cultura di Pfizer, che da sempre è impegnata anche nel sociale. Auspichiamo che questa campagna riesca nell’intento di diffondere una maggiore conoscenza delle buone abitudini che possono contribuire a prevenire lo sviluppo di un tumore, e indurre un cambiamento significativo dei comportamenti tra i ragazzi e attraverso di loro a livello più ampio nella comunità piemontese e valdostana”.
IL PAPILLOMAVIRUS: UN’INFEZIONE A TRASMISSIONE SESSUALE
Conla Professoressa Chiara Benedetto, Direttore della Struttura Complessa di Ginecologia e Ostetricia Universitaria 1 dell’Ospedale Sant’Anna-Città della Salute e della Scienza di Torinoe membro del Comitato scientifico dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte e il Professor Mario Preti, ginecologo presso laStruttura Complessa diGinecologia e Ostetricia Universitaria 1 dell’Ospedale Sant’Anna di Torino cerchiamo di capire cos’è il Papillomavirus e perché è importante sottoporsi a screening e a vaccinazione.
L’infezione da Papillomavirus umano (HPV) è l’infezione a trasmissione sessuale più frequente in donne e uomini: la maggior parte delle persone la contrae almeno una volta nella vita. In genere questa infezione non causa alcuna lesione e viene eliminata dal sistema immunitario individuale.
In alcuni casi provoca lesioni benigne e in altri lesioni precancerose che, se non individuate, possono trasformarsi in tumori maligni. Il collo dell’utero è la sede più frequente dell’infezione, delle lesioni precancerose e dei carcinomi causati da HPV.
I tempi di manifestazione delle lesioni sono molto vari (da pochi mesi a molti anni), per cui può essere difficile sapere con sicurezza quando si è contratta l’infezione.
I papilloma sono virus intracellulari e non servono antibiotici, ovuli o lavande vaginali per curare l’infezione. E’ invece essenziale identificare in tempo le alterazioni cellulari provocate dal virus: per questotutte le donne dai 25 ai 65 anni vengono invitate ad eseguire un test di screening (Pap test o HPV test) per il carcinoma del collo dell’utero in modo da ridurne l’incidenza.
Attualmente, oltre allo screening, le donne hanno a disposizione un’arma molto efficace per proteggersi contro l’infezione da HPV: la vaccinazione, che è rivolta anche agli uomini.
«Ci appelliamo a tutti – spiegano la professoressa Benedetto e il professor Preti – affinché si utilizzino al massimo queste due importanti opportunità, lo screening e la vaccinazione, per prevenire il cancro».
LE MALATTIE HPV CORRELATE
I nostri medici: «Si può guarire dalle malattie HPV correlate, anche da quelle maligne. E’ fondamentale una diagnosi tempestiva, la valutazione in un centro specialistico e l’impostazione di un trattamento mirato».
Le patologie HPV correlate sono molte e fanno parte delle malattie sessualmente trasmissibili (MST) in quanto il contagio avviene nella maggior parte dei casi attraverso il rapporto sessuale. E’ rara, ma possibile, la trasmissione su cute o mucosa lesa tramite oggetti, asciugamani, indumenti intimi contaminati con secrezioni genitali.
Le patologie HPV correlate colpiscono sia donne che uomini e spesso sono asintomatiche. L’infezione infatti può anche essere latente e venire trasmessa in assenza di lesioni visibili.
Le lesioni benigne causate da HPV sono rappresentate in maggior parte dai condilomi, che si localizzano prevalentemente a livello dei genitali (pene, vagina, vulva, ano) e più raramente del cavo orale. I condilomi vengono chiamati anche “creste di gallo”, talora provocano prurito, ma spesso sono asintomatici.
Per la diagnosi dei condilomi è sufficiente una visita specialistica presso un Centro MST (malattie sessualmente trasmesse) che permettedi evidenziare le lesioni e impostare il trattamento più indicato per il caso specifico.
Le lesioni precancerose possono colpire vari organi: il collo dell’utero, la vagina, la vulva, l’ano, il pene, la regione perianale e il cavo orale. Potenzialmente si possono trasformare in patologie tumorali maligne.
Per diagnosticare le lesioni precanceroseo i tumori maligni HPV correlatisono necessariaccertamenti specialistici: visita ginecologica, vulvoscopia, colposcopia con Pap test e biopsia per la diagnosi delle lesioni genitali; anoscopia e Pap-test anale per diagnosticare le lesioni anali; visita urologica o dermatologica per le lesioni del pene e visita otorinolaringoiatrica per le lesioni del cavo orale.
I CENTRI DELLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE (MST) IN PIEMONTE
In Piemonte sono presenti 9 Centri MST per la prevenzione, il controllo e la cura delle infezioni sessualmente trasmesse: 3 centri a Torino(presso gli ospedali San Lazzaro e Sant’Anna della Città della Salute e della Scienza di Torino, l’Amedeo di Savoia) e 6 nel resto della regione(Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbania e Vercelli). L’accesso è gratuito e senza alcuna impegnativa medica.
Informazioni sul sito del SEREMI – Servizio di Riferimento Regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle Malattie Infettive: www.seremi.it
Liliana Carbone per Nuova Speranza, Anno 2020, n. 1
La vaccinazione per prevenire le infezioni da Papillomavirus umano (HPV) è lo strumento più efficace per ridurre le infezioni e le lesioni da HPV tra i giovani. E’ dunque un intervento preventivo rivolto al futuro delle nuove generazioni. Purtroppo nella Regione Piemonte si sottopongono al vaccino anti-HPV sempre meno adolescenti e il rischio di un aumento delle infezioni è sempre più concreto.
Con la Professoressa Chiara Benedetto, Direttore della Struttura Complessa di Ginecologia e Ostetricia Universitaria 1 dell’Ospedale Sant’Anna-Città della Salute e della Scienza di Torino e membro del Comitato scientifico dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte e il Professor Mario Preti, ginecologo presso la Struttura Complessa di Ginecologia e Ostetricia Universitaria 1 dell’Ospedale Sant’Anna di Torino cerchiamo di capire perché la vaccinazione è importante.
Al momento quanti vaccini preventivi contro l’HPV sono disponibili? E contro quali lesioni hanno un effetto preventivo?
Al momento sono disponibili 2 tipi di vaccino contro l’HPV: il CERVARIX che protegge contro i ceppi HPV 16-18, responsabili di circa il 75 % dei tumori del collo dell’utero e il GARDASIL-9 che protegge contro nove ceppi di HPV, di cui sette (16-18-31-33-45-52-58) responsabili di circa il 90% dei tumori del collo dell’utero e due (6-11) dei condilomi genitali che, pur essendo benigni, possono creare disagio e rappresentano l’infezione sessualmente trasmissibile più frequente. I vaccini, oltre a proteggere contro le lesioni pre-cancerose e i cancri HPV correlati del collo dell’utero, riducono anche il rischio di sviluppare tumori alla vulva, alla vagina, all’ano e probabilmente anche al cavo orale.
Partiamo dal vaccino contro il Papillomavirus: quanto è efficace tra i giovanissimi per prevenire le infezioni da HPV?
Sulla base di studi epidemiologici, Gardasil-9 protegge contro l’85-90% delle lesioni preinvasive e dei tumori invasivi del collo dell’utero e contro l’80-90% delle lesioni preinvasive e dei tumori invasivi della vulva, della vagina e dell’ano correlati all’HPV. Il Gardasil-9 è inoltre efficace contro il 90% dei condilomi genitali.
Le ragazze quando dovrebbero eseguire il vaccino?
La migliore risposta immunitaria si ottiene se le ragazze si vaccinano fra i 9 e i 15 anni e prima dell’inizio dell’attività sessuale. Grazie al fatto che in questa fascia di età il potere di immunizzazione è ottimale sono previste solo due dosi di vaccino a distanza di 6 mesi l’una dall’altra. Per le ragazze dai 15 anni in poi invece sono previste 3 dosi di vaccino di cui la seconda a 2 mesi e la terza a 6 mesi dalla prima. E’ importante sottolineare che anche nella donna adulta sessualmente attiva la vaccinazione può prevenire ancora gran parte dei problemi correlati all’HPV.
Anche i ragazzi dovrebbero essere vaccinati? E a quale età?
E’ molto importante che anche i ragazzi si vaccinino per ridurre l’eventuale trasmissione del virus e per proteggersi dalla maggior parte dei tumori del pene, dell’ano, del cavo orale correlati all’HPV. L’età ideale e la posologia con cui vaccinarsi è la stessa delle ragazze.
Quale copertura vaccinale si è raggiunta in Piemonte? E’ sufficiente?
Purtroppo la copertura vaccinale in Piemonte è diminuita negli ultimi anni passando dal 70% per le ragazze nate nel 2000 al 59% per quelle nate nel 2005. Tale copertura è assolutamente insufficiente a garantire una ridotta circolazione del virus e rischia di vanificare tutti gli sforzi della scienza per prevenire i tumori HPV correlati.
Se non è sufficiente, quali sono le ragioni?
E’ probabile che la diminuita adesione alla vaccinazione sia dovuta a uno scarso sostegno da parte dei media e alle campagne dei “No-vax”. Tutto ciò ha fatto si che non si sia compresa a sufficienza l’importanza della vaccinazione contro l’HPV che rappresenta un’eccezionale arma di prevenzione contro lo sviluppo di molti tumori sia nell’uomo che nella donna.
Il rifiuto all’adesione al vaccino ha provocato un aumento delle infezioni?
Semplicemente non le ha ridotte. E questo dato è in controtendenza con quanto osserviamo ad esempio in Australia, Inghilterra, Austria e in molte altre nazioni dove la vaccinazione è stata iniziata e sostenuta nel tempo.
Come si può aumentare il livello di adesione alla vaccinazione?
Con campagne di informazione capillare rivolte alla popolazione, lezioni nelle scuole, ulteriore collaborazione da parte di pediatri, medici di base, consultori familiari e supporto da parte dei mass media.
La vaccinazione non sostituisce lo screening per il cancro del collo dell’utero: perché?
La vaccinazione non sostituisce lo screening per il cancro del collo dell’utero (cervico-carcinoma) perché nessun vaccino è efficace al 100% e poiché né Cervarix né Gardasil-9 proteggono contro ogni tipo di HPV, né contro infezioni da HPV presenti al momento della vaccinazione. I test di screening per il cervico-carcinoma (Pap test e HPV test) rimangono di fondamentale importanza e devono continuare a essere effettuati in accordo con le raccomandazioni nazionali.
Liliana Carbone per “Nuova Speranza”, Anno 2020, n. 1
Qual è il segreto per invecchiare bene e in salute? Questo capitolo è dedicato ai nostri anziani che, molto spesso, sono alle prese con malattie multifattoriali e complesse che vanno ad intaccare la stagione della “terza età”. L’Oncologa Rosella Spadi del COES – Centro Oncologico Ematologico Subalpino della Città della Salute e della Scienza di Torino e Segretaria regionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) spiega il ruolo importante della prevenzione anche dopo i 65 anni.
Dottoressa, la prevenzione dei tumori è importante a tutte le età?
Assolutamente sì! Dobbiamo infatti considerare che il rischio reale di ciascuna persona di ammalarsi è dovuto ad una combinazione di elementi (multifattorialità del cancro), alcuni immodificabili, come età, sesso, patrimonio genetico, mentre altri sono assolutamente modificabili e prevenibili, ad esempio l’abitudine al fumo oppure l’obesità. In questo senso AIOM è impegnata, in collaborazione con Fondazione AIOM e Federanziani nel progetto nazionale “Cancro, la prevenzione non si ferma dopo i 65 anni”, con l’obiettivo di coinvolgere le famiglie ma anche i Centri anziani nel promuovere una maggiore informazione sulla prevenzione oncologica della “terza età”.
In che cosa consiste la prevenzione dopo i 65anni?
Anche dopo i 65 anni possiamo fare prevenzione a 360 gradi! Per prevenzione va intesa quella primaria, secondaria e terziaria.
Ci spieghi.
Lo scopo della prevenzione primaria è ridurre l’incidenza delle neoplasie modificando i fattori di rischio, quindi giocare d’anticipo prima che la malattia insorga, ovvero adottando abitudini salutari, in particolare evitando il fumo, avendo un’alimentazione corretta, limitando il consumo di alcole svolgendo attività fisica regolare. Queste raccomandazioni, compatibilmente con la condizione fisica della persona, sono valide anche per chi ha superato la malattia perché riducono l’insorgenza di recidive (prevenzione terziaria). La prevenzione secondaria è la diagnosi precoce, ad esempio l’adesione alle campagne di screening, tuttavia, spesso gli anziani non beneficiano dei programmi di screening per come sono concepiti ora. In questi anni AIOM si sta operando per ampliare l’età delle persone sottoposte a screening, sia anticipando l’età di adesione sia posticipandone l’uscita, al fine di includere una popolazione sempre più ampia.
Come stanno i nostri anziani?
L’Italia è uno tra i paesi più longevi al mondo. Una patologia come il cancro, che colpisce a tutte le età, ha negli over 65 un impatto maggiore legato alle comorbilità (coesistenza di più patologie diverse nella stessa persona), alle condizioni sociali e alle difficoltà di accedere ad alcune terapie. Ogni giorno in Italia si registrano più di 500 nuove diagnosi di cancro negli anziani e circa il 50% dei tumori insorgono in soggetti con età superiore ai 70 anni. Con l’avanzare dell’età, nei pazienti anziani si rileva un accumulo di fattori cancerogeni nell’organismo e contestualmente una ridotta capacità di difesa e dei meccanismi di riparazione. Negli ultimi anni l’aspettativadi vita si è molto allungata, ecco perché diventa indispensabile correggere i propri stili di vita e fare prevenzione: un sessantacinquenne ha davanti a sé, potenzialmente, ancora un ventennio. Una diagnosi precoce può fare la differenza! Ma c’è di più.
Cos’altro?
Molto spesso gli anziani arrivano ad una diagnosi troppo tardi sia per l’assenza di programmi di screening in questa fascia d’età sia perché spesso vengono ignorate le regole della prevenzione. Bisogna ricordare che dai dati italiani sette over 70 su 10 scoprono la malattia in fase avanzata, quando le terapie sono meno efficaci.
Quanto vengono seguiti i corretti stili di vita?
Tendenzialmente gli anziani tendono ad ignorare le regole della prevenzione: la sedentarietà, l’eccesso ponderale e il fumo sono molto diffusi e aumentano il rischio di sviluppare una neoplasia. Circa il 57% degli over 65 è in sovrappeso oppure è obeso, il 10% fuma, il 48,7% ha una vita sedentaria, solo il 10,3% degli over 65 pratica regolare attività fisica e soltanto l’11,3% consuma 5 o più porzioni di frutta o verdura al giorno. La regione Piemonte non fa eccezione!
Quali sono le regole per stare in forma anche dopo i 65anni?
Sicuramente le regole per stare in forma, a tutte le età, quindi non solo nella popolazione anziana, sono sintetizzate dalle 12 raccomandazioni del Codice Europeo contro il cancro. Si stima che in Europa quasi la metà dei decessi per cancro potrebbe essere evitata se venissero messi in atto questi suggerimenti, molti dei quali permetterebbero di ridurre anche l’impatto di diverse malattie cronico-degenerative.
Invece, quali sono i trattamenti che necessita l’anziano colpito da tumore?
In Italia solo il 37% degli anziani è vivo a 5 anni dalla diagnosi a causa di uno stile di vita scorretto e ad un minore accesso a screening preventivi. A causa della frequente esclusione dagli studi clinici, i miglioramenti ottenuti in oncologia negli ultimi decenni hanno riguardato solo in parte questa popolazione. E’ fondamentale sempre tenere presente che il maggiore impatto delle neoplasie nei pazienti over 65 è spesso legato alla presenza di comorbilità e trattamenti polifarmacologici concomitanti, condizioni sociali e difficoltà ad effettuare o ad accedere agli screening. Fino a qualche anno fa il trattamento del paziente anziano era piuttosto empirico e basato sull’esperienza clinica e sul “buon senso” del medico oncologo. Non avendo a disposizione studi ad hoc e mutuando i dati solo da analisi di sottogruppo, tenuto conto delle comorbilità, l’oncologo adattava la schedula al paziente anziano con consistente rischio di sotto trattamento oppure di over trattamento. Di fronte ad un paziente anziano abbiamo la possibilità di impattare positivamente sia sulla qualità che sulla quantità della vita, ma a patto di calibrare le terapie con gli aspetti sociali, psicologici e fisici del paziente. Oggi abbiamo un’importante risorsa: la valutazione geriatrica multidimensionale che suddivide i pazienti anziani in “pazienti fit” (possono beneficiare dello stesso trattamento previsto per il giovane adulto), “vulnerabili” (con necessità di adeguare la schedula terapeutica riducendo la dose dei farmaci o modulandoli sulla base della funzionalità d’organo) e “pazienti fragili”, per i quali non è indicata alcuna terapia oncologica ma l’attivazione precoce della migliore cura di supporto. Uno strumento rapido e semplice per la valutazione multidimensionale è il G8 score che nella nostre Regione viene valutato alla visita presso il CAS.
Sul fronte dei farmaci innovativi quali sono le novità?
Oggi l’età non sembra più rappresentare un limite assoluto al trattamento dei pazienti anziani, quindi anche l’accesso alle terapie biologiche e ai farmaci immunoterapici che si stanno affacciando sul panorama recente dell’oncologia non sono più condizionati dall’anagrafica, fortunatamente. Le cure funzionano bene anche nei pazienti anziani, fondamentale è la selezione del paziente sulla base delle fragilità fisiche, sociali, psicologiche.
Di Liliana Carbone per “Nuova Speranza“, il magazine dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte Onlus
«Il sole è amico della pelle, ma attenzione alle scottature». Questa è la raccomandazione dei dermatologi ogni volta che arriva l’estate e tutte le volte che ci esponiamo al sole. Prima però di arrivare al concetto di scottatura solare bisogna sapere che esistono due tipi di esposizioni solari scorrette: la prima è l’esposizione che porta alle scottature, soprattutto nelle persone con pelle chiara, quindi il sole preso in maniera intensa, magari durante l’estate, in luoghi dove c’è un intenso indice Uv. La seconda è l’esposizione di persone che passano lunghi periodi di tempo, ore, giorni, settimane, mesi al sole, anche per motivi lavorativi.
Le scottature – intese sotto forma di rossore dolente con le bolle – sono pericolose perché sono appunto un segno di esposizione solare scorretta, elevata, non adeguata, che ci fa male. Per questo sono da evitare. Ci spiega come fare, il Professor Pietro Quaglino, dermatologo presso l’ospedale San Lazzaro della Città della Salute e della Scienza di Torino e medico dell’Associazione Prevenzione Tumori di Torino.
Partiamo proprio da qui. Esporsi al sole – al mare, in montagna, in collina oppure in città – fa bene al nostro corpo ma la pelle deve essere protetta contro le scottature che possono determinare, nel lungo periodo, lo sviluppo di un tumore. E’ cosi?
Il sole ha tanti effetti benefici favorevoli: dà calore, dà benessere, regola molte funzioni ormonali endocrinologiche, aiuta a sintetizzare la vitamina D che è importante per il buon metabolismo delle ossa. Ha sicuramente degli importanti effetti positivi che non dobbiamo dimenticare, soprattutto nella stagione estiva. Ma dobbiamo sensibilizzare le persone su un concetto molto importante: il sole, se preso in maniera non adeguata e scorretta, può avere degli effetti sfavorevoli.
Perché?
Perché le radiazioni ultraviolette, UVB ma anche UVA, portano a delle alterazioni nella pelle: gli UVB direttamente sul patrimonio genetico, gli UVA comportano invece un danno più ossidativo. Tutto questo può facilitare, collaborare, determinare, insieme ad altri cofattori – come pelle chiara, per esempio – lo sviluppo di un tumore della pelle, soprattutto il melanoma, che è il più grave, ma anche altri tumori come gli epiteliomi.
Guarda l’intervista video con l’esperto, il professor Pietro Quaglino.
Di Liliana Carbone
La chinesiologia risulta importante per i bambini perché rappresenta la vera prevenzione. Il bambino approcciandosi all’attività sportiva rende il suo fisico più forte, lo prepara a superare svariate situazioni, a partire dalle più banali come ad esempio le classiche influenze. L’attività sportiva rafforza il sistema immunitario, l’apparato muscolo scheletrico, aiuta la costruzione della personalità, essendo lo sport un modo per mettersi alla prova.
I benefici sono evidenti a livello di salute fisica e mentale. I bambini, ovviamente, raggiunta l’età dei 6 anni iniziano a frequentare la scuola. A scuola le ore di movimento sono ridotte, si sfruttano gli intervalli o le due ore settimanali di educazione fisica per attivare il corpo. Per un bambino avere la possibilità di muoversi rappresenta un grosso stimolo per la formazione a 360 gradi, avendo poi anche un riscontro positivo sul livello di attenzione nello studio.
Il bambino si rende conto soltanto del piacere di svagarsi giocando. L’adulto che lo spinge a farlo deve essere consapevole dell’importante influenza che l’attività può dare al figlio nel tempo. Il bambino diventerà adolescente e poi adulto e, se lo diventerà mantenendo una buona condizione di salute, potrà sicuramente essere grato ai genitori e proseguire sulla stessa linea per sé e per i figli.
Quando è maggiormente consigliata la chinesiologia per i bambini?
Il bambino è fatto per muoversi. Esistono delle pratiche, come quella natatoria, che prevedono già a tre mesi l’attività genitore-figlio, di conseguenza non esiste l’età giusta per iniziare.
Qual è l’ideale allenamento per la buona forma fisica dei bambini?
Il bambino deve ‘provare’ e per praticare un’attività rendendola piacevole deve poterla scegliere nel tempo. Prima inizia, più attività prova, più sarà portato a proseguirne almeno una, poiché stimolato positivamente dall’ambiente in cui viene inserito.
Quante volte a settimana possono praticare la chinesiologia?
Sicuramente per il genitore è impegnativo dare la possibilità di fare più cose in più giorni… questo non vuol dire che il bambino debba fare uno o più sport impegnandosi sette giorni su sette! Anche facendo attività due o tre volte in giorni differenti, nei restanti basterà che giochi liberamente per fare movimento!
Intervista con la Dottoressa Corapi – Da”Nuova Speranza”, il magazine dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte Onlus
La nostra bocca è un organo da conoscere, preservare e curare fin dalla nascita e non un oggetto misterioso che va considerato e riaggiustato solo quando “smette di funzionare”.
Da molto tempo i dentisti italiani danno il loro impegno quotidianamente per diffondere le buone regole per una corretta prevenzione di carie, gengiviti e malocclusioni.
Il Dottor Massimiliano Prandini, dentista dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi) e dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte spiega quanto sia importante un semplice controllo preventivo della nostra bocca, sia per il suo benessere di tutti i giorni sia per scongiurare il rischio di neoplasie del cavo orale. “Si tratta di semplici controlli preventivi che consiglio di fare in particolare dai 40 anni in avanti e soprattutto ai fumatori e ai consumatori di alcolici”.
Avere cura dei propri denti quanto è importante Dottor Prandini?
Tanto, e non solo per motivi estetici, come il mondo moderno ci porta a pensare. Una bocca sana ci mette nella condizione di nutrirci adeguatamente dando beneficio a tutto l’organismo. Per contro una bocca non sana può generare molti disturbi sia locali che sistemici.
Quali sono i principali “nemici” del nostro sorriso?
Un’alimentazione non equilibrata, unita alla poca cura domiciliare, fattori di rischio come il fumo e consumo di alcolici. Ognuno di noi può essere il primo medico di se stesso dedicando il tempo giusto alla pulizia dei denti e alla salute della bocca.
Quali sono le buone regole per una corretta prevenzione di questi “nemici”?
Un’alimentazione equilibrata, ricca di vitamine e fibre e più povera di zuccheri favorisce il benessere generale, ancora di più quello del cavo orale. La pulizia dei denti dopo ogni pasto, oltre ai controlli regolari dal proprio dentista di fiducia, permette di salvaguardare denti, gengive e ossa dai problemi che, al contrario, sarebbero ingenerati dalla persistenza di placca e tartaro. Questa educazione alimentare e all’igiene deve iniziare già con i bambini affinché diventi abitudine consolidata nell’età adulta.
Tra le malattie più comuni, non bisogna dimenticare neoplasie del cavo orale, non è vero?
Anche la bocca è interessata dal problema “tumore” benché, purtroppo, spesso la gente lo ignori. Questa è una forma tumorale peraltro parecchio aggressiva che va necessariamente diagnosticata nelle fasi iniziali per poter essere curata con efficacia.
Come è possibile prevenire il tumore del cavo orale?
Il primo consiglio è eliminare l’attitudine al fumo e all’abuso di alcolici.
Che incidenza ha nella popolazione e quanto è pericoloso?
Questo tipo di malattia conta in Italia circa 4.500 nuovi casi all’anno (dato AIRC, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro). E’ una forma tumorale molto pericolosa oltre che subdola. Infatti, nelle sue forme iniziali essa è quasi sempre asintomatica. Questa è una delle cause che portano a formulare diagnosi tardive con gravi ripercussioni sulla possibilità di guarigione del paziente.
Oggi quali sono le novità nella cura e trattamento di questa tipologia di tumore?
Ad oggi ci sono anche apparecchiature che sfruttano la fluorescenza dei tessuti per individuare lesioni della mucosa orale.Questi strumenti possono aiutare il medico ad individuare casi da afferire ad un centro di patologia orale per gli approfondimenti del caso. Nonostante il progredire della tecnologia medica l’aspetto veramente fondamentale per la gestione di questo tumore èpervenire ad una diagnosi precoce della malattia, perciò la cosa più importante è fare una visita di prevenzione con un patologo orale che saprà valutare lo stato delle mucose.
In che cosa consiste la visita di controllo per i soci dell’Associazione?
E’ una visita velocissima e per niente invasiva. Dico sempre che richiede più tempo prenotarsi al telefono che sottoporsi alla visita stessa, questo per invogliare, motivare tutti a sottoporsi a questo tipo di visita fugando ogni tipo di paura. E’ “sufficiente” l’esame di due occhi esperti per valutare lo stato di salute della nostra bocca. La visita quindi non è stancante né dolorosa.
Quante volte è capitato di diagnosticare una neoplasia ai nostri soci nel corso di una visita preventiva?
In una occasione, diversi anni fa, è capitato al collega Dottor Massolini di diagnosticare un tumore in forma avanzata, ma ciò a cui noi puntiamo è l’individuazione di lesioni precancerose sulle quali possiamo intervenire in modo determinante. Negli anni abbiamo individuato centinaia di questi casi.
Allora i controlli preventivi dell’Associazione sono utili?
Più che utili direi fondamentali, innanzitutto per diffondere una cultura di salute e informare la gente che anche la bocca può essere interessata dal problema tumore.
Infine, che cosa si sente di consigliare ai nostri associati?
In modo particolare, a chi ha dai 40 anni in su ed è un paziente fumatore o consumatore di alcolici, di fare una visita presso la nostra sede, e poi di motivare amici e parenti a fare la stessa cosa. Potrebbe essere non solo un buon consiglio, ma un consiglio che salva la vita.
Liliana Carbone per il Magazine “Nuova Speranza”
I tumori sono responsabili del 22% di disabilità e di morti premature e possono essere prevenuti nel 53% dei casi se si seguissero le 12 semplici regole del Codice europeo contro il cancro. Da fine marzo 2018, in 1600 farmacie e 4000 ambulatori e studi dei medici del Piemonte sono presenti scatolette colorate (assomigliano a quelle dei farmaci!) ma all’interno conservano solo il cosiddetto “bugiardino” con 12 semplici indicazioni per migliorare le abitudini di vita e ridurre il rischio di diffusione dei tumori. A partire dalla giovane età.
Lo pseudo farmaco si chiama Prevenill. Ecco le prime sei raccomandazioni:
Nella nostra regione, la prevenzione contro i tumori parte proprio da “messaggi chiave” come questi e sono custoditi in questa colorata scatola tascabile che verrà distribuita nelle farmacie e negli studi medici per la popolazione. E’ così che la Regione Piemonte ha aderito alla “Rete per la prevenzione” che ha come obiettivo la diffusione del Codice Europeo Contro il Cancro.
Le 12 raccomandazioni sono consultabili sul sito https://cancer-code-europe.iarc.fr/index.php/it/ e sono basate sulle più recenti prove scientifiche. L’iniziativa promossa dalla Rete oncologica Piemonte e Valle d’Aosta vede come partner il Centro per la prevenzione oncologica del Piemonte, gli Ordini provinciali dei medici, Federfarma Piemonte e l’Ordine provinciale di Torino dei farmacisti, il Centro di documentazione per la promozione della salute del Piemonte (Dors). Tra i partner della Rete per la Prevenzione anche la European Cancer League (Ecl), che rappresenta tutte le leghe europee per la lotta contro i tumori.
Ecco le altre sei raccomandazioni:
7. Evita un’eccessiva esposizione al sole, soprattutto per i bambini. Usa protezioni solari. Non usare lettini abbronzanti.
8. Osserva scrupolosamente le istruzioni in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro per proteggerti dall’esposizione ad agenti cancerogeni noti.
9. Accerta di non essere esposto a concentrazioni naturalmente elevate di radon presenti in casa. Fai in modo di ridurre i livelli elevati di radon.
10. Per le donne:
11 Assicurati che i tuoi figli partecipino ai programmi di vaccinazione contro:
12 Partecipa a programmi organizzati di screening per il cancro:
In Piemonte e Valle d’Aosta 33mila casi di tumore ogni anno
In Piemonte e in Valle d’Aosta ogni anno vengono diagnosticati circa 33.000 casi di cancro: di questi, quasi la metà potrebbero essere evitati se tutti seguissero le 12 raccomandazioni previste dal Codice europeo contro il cancro.
I tumori più comuni tendono ad insorgere nelle persone di mezza età o più anziane, ma la prevenzione può partire a qualsiasi età. Alcune raccomandazioni riguardano infatti i bambini, per ridurre il rischio che sviluppino un cancro quando saranno più grandi: il fatto di adottare abitudini sane e di evitare quelle malsane è sempre vantaggioso.
In media i fumatori vivono almeno 10 anni in meno rispetto alle persone che non hanno mai fumato. Smettere di fumare prima dei 40 anni riduce il rischio di morte per fumo di circa il 90%. Inoltre, mantenere il proprio peso corporeo sano permette di ridurre il rischio di sviluppare il cancro all’intestino, ai reni, all’esofago, al pancreas e alla cistifellea, e per le donne si aggiungono il cancro al seno (nelle donne in post-menopausa), alla mucosa uterina (endometrio) e all’ovaio.
I comportamenti che proteggono contro il cancro proteggono anche contro altre grandi cause di decesso e di disabilità, come le malattie cardiovascolari, respiratorie, metaboliche e malattie cronico-degenerative in generale. La prevenzione è uno degli strumenti migliori per vincere il cancro e altre malattie cronico-degenerative, riduce i costi socio-sanitari ed è alla portata di tutti.
Liliana Carbone – Agosto 2020
Il melanoma è il più aggressivo e temuto tumore della pelle, con un’incidenza più che raddoppiata negli ultimi 30 anni: in Italia sono oltre 100.000 le persone colpite e 10.000 i nuovi casi ogni anno. L’esposizione ai raggi UV del sole e delle fonti artificiali è il principale fattore di rischio. Il melanoma sta diventando sempre più frequente tra i giovani adulti di 20-30 anni e rappresenta il terzo tumore per incidenza sotto i 30 anni in tutti e due i sessi, nel maschio dopo tiroide e testicolo, nella donna dopo mammella e tiroide.
In Italia un bambino su 4 ha riportato almeno una scottatura solare nel corso della propria vitae in un caso su dieci si tratta di una scottatura recente. Grazie alle campagne di sensibilizzazione, rispetto al passato c’è maggiore consapevolezza sui danni del sole, l’85% dei bambini utilizza creme solari ad alto fattore di protezione, ma questi progressi lasciano ancora “scoperta” una quota consistente della popolazione – tra il 15 e il 20% – refrattaria a proteggersi con creme, magliette o cappellini.
Chi sono i soggetti più a rischio
Sono tradizionalmente tutte le persone con carnagione e occhi chiari, i cosiddetti fototipo bassi, con capelli biondo-rossi-castani, efelidi e tendenza a scottarsi e a non abbronzarsi affatto o poco lentamente. Sono a rischio anche le persone che presentano numerosi nei, familiarità o storia personale di melanoma.
Esistono regole di fotoprotezione
Le principali sono: evitare le esposizioni eccessive e le conseguenti scottature, soprattutto se si ha un fototipo 1 o 2; esporsi sempre gradualmente; evitare di esporsi nelle ore centrali della giornata; utilizzare indumenti quali cappello con visiera, camicia o maglietta e occhiali da sole; usare creme solari adeguate al proprio fototipo.
E’ tumore maligno della pelle, che origina dalla cute sana e, solo nel 20 % dei casi, è legato ad una trasformazione di un nevo pre-esistente. Fino a 20 anni fa era una patologia considerata rara.
Oggi la sua incidenza è andata progressivamente aumentando in tutta la popolazione occidentale, con una crescita annua del 4% circa.
Ad oggi in Italia si stimano circa 14 mila nuove diagnosi all’anno e la maggior parte di essi non avrà ricadute sulla salute generale grazie alla diagnosi precoce.
Solo in Italia si contano circa 1800 decessi ogni anno a fronte di una patologia visibile sin dal suo esordio e che nella maggior parte dei casi impiega alcuni anni prima di compromettere la vita del soggetto colpito.
I sintomi nel melanoma
I sintomi sono assenti o quando presenti sono poco apparenti e tardivi. Prurito persistente a carico di un nevo, per esempio. Anche le modalità di autodiagnosi non possono essere molto affidabili anche se insistiamo molto sulla necessità dell’auto osservazione. Ogni persona dovrebbe tentare di conoscere al meglio la propria pelle per individuare un’eventuale macchia che cresce. Il melanoma non presenta purtroppo standard di forme e colori, ma cresce di dimensioni e spesso ha un aspetto che lo rende diverso dagli altri nevi presenti.
Come si previene il melanoma
Si previene solo con una diagnosi precoce, la quale efficacia dipende da noi dermatologi che negli ultimi anni abbiamo dovuto affinare le nostre capacità diagnostiche. Ma dipende anche e soprattutto dai cittadini che, anche se non hanno notato nulla di apparentemente modificato sulla loro pelle, devono sottoporsi annualmente ad una visita di prevenzione.
Le persone più a rischio sono quelle che hanno una o più delle seguenti caratteristiche:
Esiste un rapporto molto stretto tra nutrizione, corretta alimentazione e i concetti di benessere e salute. Tale correlazione era già nota nell’Antica Grecia quando Ippocrate, padre della Medicina, diceva: “Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. E secondo la Dottoressa Costanza Pira, specializzanda in Scienza dell’Alimentazione della Città della Salute e della Scienza di Torino e medico dell’Associazione Prevenzione Tumori, possiamo seguire meglio questo monito incrementando il consumo di verdura e frutta, cereali integrali e legumi, preferendo pesce e carni magre come fonti proteiche, nonché l’olio extravergine di oliva come condimento. Eliminare il junk food e rendere occasionale il consumo di dolci e bevande alcoliche sono altri consigli preziosi.
Dottoressa Pira, è possibile seguire fin dalla tenera età un regime alimentare che risponda alle diverse esigenze nutrizionali, mantenendo varietà e qualità degli ingredienti, soprattutto in un’epoca in cui la fanno da padrone pasti veloci, abbondanza sulle nostre tavole?
Sì, certamente. Seguire un’alimentazione sana, varia ed equilibrata durante la gravidanza, allattare il neonato al seno per i primi 6 mesi di vita per poi iniziare pazientemente il percorso dello svezzamento: queste sono le basi per favorire nel bambino l’apprendimento di nuovi sapori, infatti sia il sapore del liquido amniotico sia quello del latte sono fortemente influenzati dalla dieta della mamma. Il processo educativo continua negli anni ed è influenzato soprattutto dall’ambiente familiare: il bambino impara ad accettare gli alimenti osservando il comportamento dei genitori o dei fratelli più grandi. Offrire un ambiente stimolante anche dal punto di vista alimentare è una responsabilità importante: una dieta monotona, basata sui cibi che pare gradire di più, può portare il bambino a rischi di carenze e squilibri nutrizionali oltre a sedimentare abitudini scorrette.
I bambini cosa dovrebbero mangiare?
La frutta e la verdura tutti i giorni ad ogni pasto principale; scegliere i legumi almeno 2-4 volte a settimana; preferire il pesce almeno 3 volte a settimana; consumare regolarmente alimenti fonte di calcio; dolciumi e bevande gasate sono da limitare alle occasioni speciali, ma renderli “alimenti proibiti” è controproducente in quanto ne aumenta il desiderio nei nostri piccoli.
Come è possibile seguire un regime alimentare salutare anche in età adulta e avanzata?
La dieta deve essere adeguata, calibrata sulle necessità e sulle abitudini del singolo: diventa così importante, in età avanzata, porre attenzione ad eventuali carenze di nutrienti specifici come calcio, ferro e vitamina D. Nell’anziano, con la riduzione dell’attività fisica e della massa magra metabolicamente attiva, si riduce il fabbisogno calorico: se, allo stesso modo, non si riduce l’apporto di cibo si rischia il sovrappeso. Quindi attenzione alla quantità degli alimenti, ma anche alla loro qualità: privilegiare alimenti più proteici e meno grassi, arricchire l’alimentazione con verdure e frutta, assumere quotidianamente, a meno che non siano presenti intolleranze o allergie, latte o derivati, per mantenere l’apporto di calcio necessario per un’adeguata densità minerale ossea. Un occhio di riguardo per l’attività fisica, che non dovrebbe mai venire meno: anche per gli anziani, quando possibile, è consigliabile mezz’ora-un’ora di camminata al giorno, meglio se all’aria aperta così che l’esposizione solare stimoli la sintesi di vitamina D.
È possibile mantenere un peso forma per tutta la vita?
Sì, certamente. Non è facile per tutti, sono necessari impegno e costanza. Il segreto per mantenere il peso forma è seguire uno stile di vita sano, bilanciando l’alimentazione con un’adeguata attività fisica quotidiana: non si deve diventare atleti professionisti, basta una camminata a passo svelto di un’ora! È importante ricordare che se il peso forma raggiunto è il risultato di un percorso dietetico che ha portato ad una variazione delle proprie abitudini alimentari e del proprio stile di vita, queste devono essere mantenute: se si torna alle abitudini precedenti si riacquista in breve tempo il peso perso e anche qualcosa in più!
Qual è il cibo che non dovrebbe mancare sulle nostre tavole?
Un’alimentazione sana è un’alimentazione varia e completa e ciò si rispecchia sulle nostre tavole, sulle quali non devono mancare fonti proteiche, lipidiche e glucidiche, così come alimenti ricchi di vitamine ed oligoelementi. E questo vale per ogni fascia di età.
In fatto di qualità degli alimenti cosa è meglio scegliere?
E’ meglio scegliere grassi di origine vegetale, in particolare l’olio extravergine di oliva, ormai noto per il suo ruolo protettivo sul rischio cardiovascolare, piuttosto che grassi di origine animale (burro, lardo, strutto, panna) con un elevato contenuto di grassi saturi. Lo stesso vale per le fonti proteiche: tra le carni è bene preferire quelle magre, eliminando il grasso visibile, oppure aumentare il consumo di prodotti ittici (sia freschi che surgelati) ad almeno 2-3 volte a settimana. Anche legumi, latticini e uova sono ricchi di proteine e sono valide alternative. Per vegetariani e vegani, la soia e i derivati sono le alternative migliori per soddisfare il fabbisogno proteico. Tra le fonti di carboidrati, preferire quelli integrali: dal pane ai cereali per la prima colazione, dalla pasta al riso, le alternative presenti sul mercato sono ormai numerose! Verdura e frutta ad ogni pasto, ricordando di non eccedere con i condimenti e scegliendo metodi di cottura semplici, per esempio al vapore o in microonde, evitando la frittura.
Invece, cosa è meglio evitare o ridurre sulle nostre tavole?
Innanzitutto, il sale: meno è meglio! Il sale conferisce sapidità, ma non è necessario aggiungerne alle pietanze: il sodio è già contenuto in natura negli alimenti, in quantità sufficienti per soddisfare il nostro fabbisogno. Il consumo di sale deve essere inferiore ai 5 g/al giorno, per prevenire l’insorgenza dell’ipertensione arteriosa e il rischio di patologie cardiovascolari correlate. È molto importante a questo proposito non aggiungere il sale nelle pappe di neonati e bambini, per evitare che si abituino ad un gusto troppo salato, che sarà difficile fargli abbandonare. Per quanto riguarda le bevande alcoliche, è bene consumarne il meno possibile. Per un uomo sano si parla di 2 unità alcoliche al giorno, che scendono ad una per le donne e per i soggetti con età maggiore di 65 anni. I ragazzi sotto i 18 anni non dovrebbero assumerle. Un’unità alcolica corrisponde all’incirca ad un bicchiere di vino da 125 ml, a 200 ml di birra o a 40 ml di un superalcolico (vodka, gin e rum): nel caso dei superalcolici è importante ricordare che spesso vengono consumati in cocktails miscelati con bevande zuccherate, che aumentano l’apporto calorico finale. Infine, dolci e bevande gasate: è opportuno limitarne l’assunzione ad eventi occasionali, feste o compleanni, senza esagerare con le porzioni.
Come alimentarsi una volta superata la malattia oncologica?
Le raccomandazioni formulate dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro sottolineano l’importanza di uno stile di vita sano. Queste raccomandazioni, fondamentali per la prevenzione oncologica, giocano un ruolo importante anche in altre fasi di malattia, in quanto possono aiutare a mantenere sotto controllo la crescita tumorale, nonché a ridurre il rischio di una recidiva in chi ha superato una diagnosi di tumore e a limitare gli effetti delle terapie che spesso si presentano. Per tutti quindi è fondamentale mantenersi normopeso, obiettivo raggiungibile seguendo un’alimentazione sana, ricca di cereali integrali, verdura, frutta e legumi, con un limitato consumo di alimenti processati ricchi in grassi e zuccheri, oltre che di carne rossa; inoltre è bene evitare il consumo di carni lavorate, di bevande zuccherare e limitare il consumo di bevande alcoliche. Anche in questo caso non bisogna dimenticare l’importanza dell’attività fisica: oltre ad aiutare a mantenere il peso, ha un ruolo basilare per il benessere psico-fisico.
I piemontesi sono disposti a cambiare il loro modo di alimentarsi per stare bene e prevenire malattie importanti come i tumori?
Oggi si sta assistendo ad un cambiamento del trend, che sta virando verso le scelte tipiche della Dieta Mediterranea: si sta progressivamente affermando l’importanza di una dieta ricca di fibre, verdure e frutta, con utilizzo di grassi non di origine animale, con una riduzione del consumo di carne e l’introduzione dei legumi in sostituzione. Questo cambiamento sta avvenendo lentamente, compito del dietologo è accelerare questo processo, in quanto un’alimentazione troppo ricca in grassi e proteine di origine alimentare è notoriamente correlata con lo sviluppo delle malattie “da civiltà”: l’obesità, il diabete, l’ipertensione, l’aterosclerosi, l’infarto cardiaco, l’osteoporosi, la stitichezza, l’ipertrofia prostatica e molti tipi di tumori tra cui quello dell’intestino, della mammella e della prostata. La prevenzione parte dalla tavola!
Quanto e come i programmi di cucina della tv e del web possono influenzarci positivamente a percorrere un viaggio nella sana alimentazione di tutti i giorni?
Sono convinta dell’importanza di programmi di educazione alimentare, in cui siano coinvolti veri specialisti del settore, che possano raggiungere più ampie fette della popolazione. Sicuramente tv e web sarebbero dei buoni mezzi comunicativi, ma un’alternativa valida potrebbe essere introdurre tali programmi nelle scuole, dedicando alcune ore di lezione all’argomento in compagnia degli esperti, in quanto una buona cultura alimentare costituisce la base per la salute del bambino e dell’adulto.
Infine, quali sono oggi le novità nel campo della nutrizione?
Ad oggi, sempre maggiore interesse viene dato allo studio del microbiota intestinale, riconosciuto come un vero e proprio organo, formato dall’insieme dei microrganismi simbiotici (batteri, funghi, virus e protisti) che stanziano nel tratto gastrointestinale. Sono in corso numerosi studi per meglio comprenderne come agire sul microbiota per poterne sfruttare al massimo gli effetti benefici per la nostra salute, ma sicuramente con una dieta sana, varia e ricca di fibre lo possiamo aiutare a stare bene. Oltre a questo aspetto di tipo scientifico, ritengo che la grande novità in campo nutrizionale sia rappresentata dal crescente interesse della popolazione verso politiche di sana alimentazione. La ricerca di un’alimentazione sostenibile e l’attenzione ai temi di sicurezza alimentare sono aspetti innovativi, su cui la popolazione si sta sensibilizzando sempre di più. La ricerca di prodotti a “km zero” o di origine biologica rispecchia la consapevolezza crescente del consumatore dell’importanza delle materie prime, che sono alla base di un’alimentazione sana.
Liliana Carbone per “Nuova Speranza”, Anno 2020, n. 1