Qual è il segreto per invecchiare bene e in salute? Questo capitolo è dedicato ai nostri anziani che, molto spesso, sono alle prese con malattie multifattoriali e complesse che vanno ad intaccare la stagione della “terza età”. L’Oncologa Rosella Spadi del COES – Centro Oncologico Ematologico Subalpino della Città della Salute e della Scienza di Torino e Segretaria regionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) spiega il ruolo importante della prevenzione anche dopo i 65 anni.
Dottoressa, la prevenzione dei tumori è importante a tutte le età?
Assolutamente sì! Dobbiamo infatti considerare che il rischio reale di ciascuna persona di ammalarsi è dovuto ad una combinazione di elementi (multifattorialità del cancro), alcuni immodificabili, come età, sesso, patrimonio genetico, mentre altri sono assolutamente modificabili e prevenibili, ad esempio l’abitudine al fumo oppure l’obesità. In questo senso AIOM è impegnata, in collaborazione con Fondazione AIOM e Federanziani nel progetto nazionale “Cancro, la prevenzione non si ferma dopo i 65 anni”, con l’obiettivo di coinvolgere le famiglie ma anche i Centri anziani nel promuovere una maggiore informazione sulla prevenzione oncologica della “terza età”.
In che cosa consiste la prevenzione dopo i 65anni?
Anche dopo i 65 anni possiamo fare prevenzione a 360 gradi! Per prevenzione va intesa quella primaria, secondaria e terziaria.
Ci spieghi.
Lo scopo della prevenzione primaria è ridurre l’incidenza delle neoplasie modificando i fattori di rischio, quindi giocare d’anticipo prima che la malattia insorga, ovvero adottando abitudini salutari, in particolare evitando il fumo, avendo un’alimentazione corretta, limitando il consumo di alcole svolgendo attività fisica regolare. Queste raccomandazioni, compatibilmente con la condizione fisica della persona, sono valide anche per chi ha superato la malattia perché riducono l’insorgenza di recidive (prevenzione terziaria). La prevenzione secondaria è la diagnosi precoce, ad esempio l’adesione alle campagne di screening, tuttavia, spesso gli anziani non beneficiano dei programmi di screening per come sono concepiti ora. In questi anni AIOM si sta operando per ampliare l’età delle persone sottoposte a screening, sia anticipando l’età di adesione sia posticipandone l’uscita, al fine di includere una popolazione sempre più ampia.
Come stanno i nostri anziani?
L’Italia è uno tra i paesi più longevi al mondo. Una patologia come il cancro, che colpisce a tutte le età, ha negli over 65 un impatto maggiore legato alle comorbilità (coesistenza di più patologie diverse nella stessa persona), alle condizioni sociali e alle difficoltà di accedere ad alcune terapie. Ogni giorno in Italia si registrano più di 500 nuove diagnosi di cancro negli anziani e circa il 50% dei tumori insorgono in soggetti con età superiore ai 70 anni. Con l’avanzare dell’età, nei pazienti anziani si rileva un accumulo di fattori cancerogeni nell’organismo e contestualmente una ridotta capacità di difesa e dei meccanismi di riparazione. Negli ultimi anni l’aspettativadi vita si è molto allungata, ecco perché diventa indispensabile correggere i propri stili di vita e fare prevenzione: un sessantacinquenne ha davanti a sé, potenzialmente, ancora un ventennio. Una diagnosi precoce può fare la differenza! Ma c’è di più.
Cos’altro?
Molto spesso gli anziani arrivano ad una diagnosi troppo tardi sia per l’assenza di programmi di screening in questa fascia d’età sia perché spesso vengono ignorate le regole della prevenzione. Bisogna ricordare che dai dati italiani sette over 70 su 10 scoprono la malattia in fase avanzata, quando le terapie sono meno efficaci.
Quanto vengono seguiti i corretti stili di vita?
Tendenzialmente gli anziani tendono ad ignorare le regole della prevenzione: la sedentarietà, l’eccesso ponderale e il fumo sono molto diffusi e aumentano il rischio di sviluppare una neoplasia. Circa il 57% degli over 65 è in sovrappeso oppure è obeso, il 10% fuma, il 48,7% ha una vita sedentaria, solo il 10,3% degli over 65 pratica regolare attività fisica e soltanto l’11,3% consuma 5 o più porzioni di frutta o verdura al giorno. La regione Piemonte non fa eccezione!
Quali sono le regole per stare in forma anche dopo i 65anni?
Sicuramente le regole per stare in forma, a tutte le età, quindi non solo nella popolazione anziana, sono sintetizzate dalle 12 raccomandazioni del Codice Europeo contro il cancro. Si stima che in Europa quasi la metà dei decessi per cancro potrebbe essere evitata se venissero messi in atto questi suggerimenti, molti dei quali permetterebbero di ridurre anche l’impatto di diverse malattie cronico-degenerative.
Invece, quali sono i trattamenti che necessita l’anziano colpito da tumore?
In Italia solo il 37% degli anziani è vivo a 5 anni dalla diagnosi a causa di uno stile di vita scorretto e ad un minore accesso a screening preventivi. A causa della frequente esclusione dagli studi clinici, i miglioramenti ottenuti in oncologia negli ultimi decenni hanno riguardato solo in parte questa popolazione. E’ fondamentale sempre tenere presente che il maggiore impatto delle neoplasie nei pazienti over 65 è spesso legato alla presenza di comorbilità e trattamenti polifarmacologici concomitanti, condizioni sociali e difficoltà ad effettuare o ad accedere agli screening. Fino a qualche anno fa il trattamento del paziente anziano era piuttosto empirico e basato sull’esperienza clinica e sul “buon senso” del medico oncologo. Non avendo a disposizione studi ad hoc e mutuando i dati solo da analisi di sottogruppo, tenuto conto delle comorbilità, l’oncologo adattava la schedula al paziente anziano con consistente rischio di sotto trattamento oppure di over trattamento. Di fronte ad un paziente anziano abbiamo la possibilità di impattare positivamente sia sulla qualità che sulla quantità della vita, ma a patto di calibrare le terapie con gli aspetti sociali, psicologici e fisici del paziente. Oggi abbiamo un’importante risorsa: la valutazione geriatrica multidimensionale che suddivide i pazienti anziani in “pazienti fit” (possono beneficiare dello stesso trattamento previsto per il giovane adulto), “vulnerabili” (con necessità di adeguare la schedula terapeutica riducendo la dose dei farmaci o modulandoli sulla base della funzionalità d’organo) e “pazienti fragili”, per i quali non è indicata alcuna terapia oncologica ma l’attivazione precoce della migliore cura di supporto. Uno strumento rapido e semplice per la valutazione multidimensionale è il G8 score che nella nostre Regione viene valutato alla visita presso il CAS.
Sul fronte dei farmaci innovativi quali sono le novità?
Oggi l’età non sembra più rappresentare un limite assoluto al trattamento dei pazienti anziani, quindi anche l’accesso alle terapie biologiche e ai farmaci immunoterapici che si stanno affacciando sul panorama recente dell’oncologia non sono più condizionati dall’anagrafica, fortunatamente. Le cure funzionano bene anche nei pazienti anziani, fondamentale è la selezione del paziente sulla base delle fragilità fisiche, sociali, psicologiche.
Di Liliana Carbone per “Nuova Speranza“, il magazine dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte Onlus
Con il Dottor Marco Ettore Allaix, medico chirurgo presso l’Ospedale Molinette della Città della Salute e della Scienza di Torino e dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte entriamo nel merito della visita di controllo che i Soci dell’Associazione Prevenzione Tumori eseguono per prevenire il tumore del colon retto.
Una neoplasia che ha numeri importanti. Nel 2018 il Piemonte ha registrato 4.050 nuovi casi di tumore, contro i 4.350 diagnosticati nel 2017, di cui 2.400 uomini e 1.950 donne. In Italia sono state stimate circa 53.000 nuove diagnosi nel 2017 (30.000 uomini e 23.000 donne). Sia tra gli uomini (16% di tutti i nuovi tumori) che tra le donne (13%) si trova al secondo posto, preceduto rispettivamente dalla prostata e dalla mammella. Ecco perché è importante la Prevenzione.
Dottor Allaix, ci spiega perché è importante la visita di controllo dell’Associazione per prevenire il tumore del colon retto?
Perché permette di identificare soggetti portatori di fattori di rischio o con “campanelli d’allarme” per lo sviluppo di un carcinoma colorettale. A questi individui viene consigliata una colonscopia completa (esame diagnostico che consente di esaminare la mucosa del colon inserendo, attraverso l’ano, un tubo sottile e flessibile che viene fatto avanzare lentamente mentre si introduce aria per distendere le pareti dell’intestino) che è dimostrato essere il più efficace per la prevenzione e il trattamento delle neoplasie colorettali in stadio iniziale. Ogni anno vengono in visita circa 300 persone, tra cui anche soggetti giovani di età inferiore ai 40 anni.
A partire da quale età consiglia un controllo preventivo?
Consiglio, in assenza di famigliarità per cancro colorettale, di iniziare i controlli preventivi all’età di 50 anni con una colonscopia completa. Se la colonscopia è negativa, il controllo endoscopico andrebbe ripetuto ogni 5 anni in assenza di sintomi. Tra una colonscopia e l’altra, la ricerca del sangue occulto fecale, in associazione ad una visita medica come quella che proponiamo con l’Associazione, rappresenta il modo meno invasivo per prevenire i tumori del colon-retto.
In che cosa consiste la visita?
In un breve questionario in cui si prende nota dell’età del soggetto che viene in visita, la famigliarità per neoplasie colorettali e di altri distretti, le patologie associate, eventuali pregressi interventi o procedure sul colon-retto, i sintomi. Successivamente si procede all’esplorazione rettale per valutare la presenza di eventuale sangue macroscopicamente evidente e/o di lesioni partendo dalla parete rettale. Infine, si consegna il campione per la ricerca del sangue occulto fecale.
Ci parli del test per la ricerca del sangue occulto nelle feci.
Si tratta di un esame completamente gratuito che può essere effettuato a casa il mattino del sabato in cui si porta il campione o nei due giorni precedenti (in tal caso il campione va mantenuto in ambiente fresco). Il test ha l’obiettivo di identificare la presenza di sangue non macroscopicamente evidente, ma tuttavia presente nelle feci.
Quando è possibile ritirare i risultati?
I risultati vengono riportati sul foglio della visita la mattina stessa, con un’attesa di circa 15 minuti.
Ci sono stati casi in cui ha diagnosticato un tumore?
In alcuni casi, questo programma di prevenzione ha permesso di diagnosticare dei polipi, che sono stati asportati endoscopicamente, e di carcinomi che sono stati trattati chirurgicamente in maniera radicale per via laparoscopica.
Questi casi fanno riflettere sull’importanza di una diagnosi precoce, non è vero?
Assolutamente sì. Sono tutti casi paucisintomatici (con scarsità di sintomi) in cui le domande precise poste dal medico specialista, la visita e la ricerca del sangue occulto fecale, hanno permesso una diagnosi precoce e un trattamento con ottimi risultati oncologici. Il cancro colorettale è attualmente uno dei pochi tumori che si giova della diagnosi precoce.
Cosa chiedono le persone che si rivolgono all’Associazione Prevenzione Tumori?
Si rivolgono per sapere se hanno dei fattori di rischio o sintomi correlabili al cancro colorettale. Attualmente, soprattutto per motivi di budget, c’è resistenza nel prescrivere la colonscopia da parte di molti medici di famiglia, l’Associazione si pone l’obiettivo di coprire questo gap cercando di intercettare coloro che sono a maggior rischio di sviluppare un tumore del colon-retto.
Qual è invece la principale paura?
E’ legata all’emissione di sangue dall’ano, anche se è tuttora radicata nel pensiero comune che vi sia differenza tra un sanguinamento “buono” (rosso vivo) e un sanguinamento “cattivo” (rosso scuro). In secondo luogo, la paura di dover portare una stomia (apertura creata chirurgicamente sulla parete addominale per consentire la fuoriuscita di feci che vengono raccolte in un sacchetto), in caso di diagnosi tumore colorettale è un’altra motivazione per cui le persone vengono in visita.
Perché è tanto temuto il tumore del colon retto?
Perché, se non diagnosticato precocemente, è associato a sintomi come il sanguinamento, l’occlusione intestinale e ai sintomi associati alle metastasi a distanza.
Quali sono i fattori di rischio per questo tumore?
L’etiopatogenesi (le cause e il loro meccanismo di azione) di questo tumore è multifattoriale: componente genetica (famigliarità) e componente ambientale (cibi e inquinanti).
E i sintomi?
I sintomi principali sono: alterazione dell’alvo (modalità di evacuazione), comparsa di sangue e/o muco nelle feci, tenesmo rettale (stimolo costante ad evacuare), senso di incompleto svuotamento, dolore addominale, incontinenza, affaticamento correlato all’anemia in caso di sanguinamento cronico, massa addominale.
Oltre ad una visita di controllo preventiva come si può prevenire questo tumore?
Con una alimentazione varia e possibilmente genuina a base di scorie (per fare qualche esempio: frutta, verdure, legumi e cereali integrali).
Quali sono le novità nel campo della ricerca scientifica per quanto riguarda la diagnosi e la cura di questo tumore?
Negli ultimi anni sono stati fatti notevoli progressi nell’ambito delle procedure endoscopiche, della ricerca del sangue occulto e della diagnostica. Il trattamento chirurgico è per lo più effettuato per via laparoscopica con ridotto discomfort per il paziente.
Infine, che consiglio si sente di dare a chi sta pensando di sottoporsi ad una visita di controllo ma ha ancora resistenze e timori?
Le resistenze e i timori non sono fondati poiché derivano dalla mancanza di conoscenza dell’argomento specifico. I timori possono solo venire dopo la diagnosi di tumore, non al momento della visita preventiva.
Liliana Carbone
SONO APERTE LE PRENOTAZIONI per le VISITE DI PREVENZIONE di CUTE, COLON RETTO, APPARATO URINARIO al numero di telefono 011.836263, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.
Riparte così la CAMPAGNA ASSOCIATIVA 2020! Potete associarvi sul nostro sito www.prevenzionetumori.org al link ASSOCIATI oppure recandovi direttamente in Associazione, in Via Cavour 31, a Torino (o accedendo da via San Massimo 24, interno cortile, ingresso dalla Biblioteca).
Per la prima volta in Piemonte si registra un calo delle nuove diagnosi di tumore. Lo confermano i dati che dicono che nel 2018 sono stati stimati 30.850 casi, 50 in meno rispetto al 2017 (erano 30.700 nel 2016 e 28.128 nel 2015). Il tumore più frequente in Piemonte è diventato quello della mammella: nel 2018 sono stati stimati 4.350 nuovi casi (erano 4.200 nel 2017), seguono il cancro del colon-retto (4.050, erano 4.350 nel 2017), che nel 2017 era il più diagnosticato, e del polmone (3.450, erano 3.500 nel 2017). Circa 280mila cittadini vivono dopo la scoperta della malattia, un dato in costante aumento: la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge il 63% fra le donne e il 53% fra gli uomini, in linea con la media nazionale.
È questa lafotografia dell’universo cancro in tempo reale, raccolta nel volume “I numeri del cancro in Italia 2018”, realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), da Fondazione AIOM e PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia).
Secondo gli esperti è importante agire sui fattori di rischio, perché la quota di casi prevenibili va da un terzo alla metà considerando tutti i fattori di rischio noti. Fondamentale importanza rivestono le strategie di prevenzione primaria contro l’inquinamento di atmosfera, acqua e suolo, le esposizioni professionali, il sovrappeso, l’eccessivo consumo di alcool e di carni rosse, l’abitudine al fumo e l’inattività fisica. In Piemonte il 33% dei cittadini è sedentario (33,6% Italia) e il 36,9% è in eccesso ponderale: il 28,5% è in sovrappeso (31,7% Italia) e l’8,4% è obeso (10,7% Italia). «Serve quindi più impegno anche per promuovere il ruolo dell’attività fisica e della dieta corretta» sottolineail Dottor Paolo Contiero, Consigliere nazionale AIRTUM. «Nel Nord Italia ci si ammala di più rispetto al Sud.Il tasso d’incidenza tra gli uomini è più basso del 4% al Centro e del 13% al Sud e nelle Isole rispetto al Nord e per le donne del 6% e del 16%. Il Registro Tumori Piemonte, primo in Italia e in tutta l’Europa meridionale, collabora in maniera sistematica con le altre articolazioni del Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte (CPO), soprattutto nella valutazione dei programmi di screening».
Oltre agli stili di vita sani, anche l’adesione ai programmi di screening è fondamentale nella lotta al cancro e nel miglioramento delle percentuali di sopravvivenza. In Piemonte, nel 2016 il 79,9% delle donne fra i 45-49 anni e il 64,8% delle 50-69enni hanno aderito all’invito a eseguire la mammografia(56% in Italia)e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge l’88%. Per quanto riguarda il tumore del collo dell’utero, il 54,2% delle donne piemontesi 25-64enni ha aderito al programma di screening cervicale(Pap test + test HPV) per la diagnosi precoce (40,3% in Italia). Si registra un alto tasso di adesione da parte dei cittadini 59-69enni anche al test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (50,5%), per individuare in fase precoce il cancro del colon-retto (40% in Italia).
«Il primato di incidenza raggiunto dal tumore della mammella nella Regione Piemonte non va letto necessariamente in termini negativi»afferma la DottoressaLivia Giordanodel Dipartimento di Epidemiologia e screening della Città della Salute e della Scienza di Torino.«E’ legato non solo all’invecchiamento della popolazione, ma anche all’estensione dei programmi di screening mammografico alle donne fra i 45 e i 49 anni e all’alta adesione a questi esami che consentono di individuare la malattia in fase iniziale, quando sono più alte le percentuali di guarigione».
Secondo gli esperti, accanto alla diagnosi precoce, l’innovazione terapeutica gioca un ruolo chiave nella lotta contro il cancro. «Se alla fine degli anni Settanta solo poco più di 3 persone su 10 colpite dal cancro riuscivano a sconfiggere la malattia, oggi circa il 60% sopravvive e, quando non si arriva a guarigione, si riesce in molti casi a trasformare il tumore in una patologia cronica con cui poter convivere per anni»spiegail Professor Giorgio Scagliotti, Direttore di Oncologia medica all’Università di Torino. «Da un lato l’innovazione farmaceutica ha completamente cambiato l’esito di molti tipi di neoplasie, dall’altro il costo dei nuovi farmaci oncologici, unito all’impatto sociale della malattia, rischia di compromettere la tenuta economica dei sistemi sanitari.Va creato un tavolo di lavoro che includa i diversi attori coinvolti: agenzia regolatoria, industria, società scientifiche, accademia e pazienti. L’obiettivo è ridefinire il concetto di innovazione: non può essere considerato innovativo un farmaco reso disponibile 3 o 4 anni dopo la prima terapia commercializzata in quella specifica classe terapeutica. Bisogna ragionare in termini di costo e di efficacia delle terapie. Vanno fissate regole nuove rispetto a 10 anni fa».
Le Reti oncologiche regionali rappresentano il modello per garantire in tutto il Paese l’accesso a diagnosi e cure appropriate e di qualità. Oggi però esiste un nodo: in Italia sono attive solo in poche Regioni. «Fra gli obiettivi della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta ci sonoil superamento delle disomogeneità territoriali, a livello di servizi sanitari e prestazioni erogate, il raggiungimento di standard di trattamento sempre più elevati,la semplificazione dell’accesso alle cure da parte del paziente,l’avvicinamento dei servizi al contesto di vita del malato e lo sviluppo di un’attività di ricerca sempre più all’avanguardia» evidenzia il DottorOscar Bertetto, Direttore del Dipartimento Interaziendale interregionale della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta presso la Città della Salute e della Scienza di Torino e membro del Comitato Scientifico dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura del Tumori in Piemonte – Onlus. «La Rete della nostra Regione, inoltre, è dotata di un sistema di indicatori per il monitoraggio della qualità dell’assistenza da parte delle strutture che ne fanno parte».
Presso le aziende sanitarie della Rete oncologica regionale è attivo il Centro Accoglienza e Servizi (CAS), una struttura di riferimento del paziente in termini di accoglienza, assistenza, orientamento e supporto. Il CAS è composto da personale medico, infermieristico e amministrativo debitamente formato, accoglie la persona con sospetto o prima diagnosi di patologia oncologica e organizza gli esami necessari alla conferma della diagnosi e alla stadiazione in tempi rapidi e in modo coordinato, secondo quanto previsto dai Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) di ogni singola patologia, supportando il paziente dal punto di vista sanitario, socio-assistenziale e psicologico. «Ogni CAS ha anche uno psico-oncologo e un assistente sociale di riferimento»spiega la DottoressaPatrizia Racca, coordinatore AIOM Piemonte e Valle d’Aosta e responsabile medico C.A.S. dell’ospedale Molinette -. Ogni struttura è in costante comunicazione con gli altri CAS della Rete».
In Piemonte, nel 2015 sono stati 14.391 i decessi attribuibili a tumori maligni, di cui 8.000 uomini e 6.391 donne (ultimo anno disponibile ISTAT). Nella RegionePiemontela neoplasia che ha fatto registrare il maggior numero di decessi è quella del polmone (2.818), seguita da colon-retto (1.614), mammella (1.081), stomaco (669) e prostata (620).
«Sono quasi 3 milioni e 400mila gli italiani che vivono dopo una diagnosi di cancro»spiega la DottoressaStefania Gori, Presidente nazionale AIOM e Direttore del Dipartimento oncologico dell’IRCCS dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar. «Èun numero importante che evidenzia il peso della patologia oncologica e lo sforzo continuo per migliorare la sopravvivenza dei pazienti non solo in termini quantitativi ma anche di qualità di vita. Oggi le due neoplasie più frequenti, quella della prostata negli uomini e della mammella nelle donne, presentano sopravvivenze a 5 anni pari a circa il 90%, con percentuali ancora più elevate quando la malattia è diagnosticata in stadio precoce. Risultati sicuramente incoraggianti, che ci spingono a impegnarci ancora di più sia sul fronte della ricerca che della prevenzione».
Da “Nuova Speranza“, il magazine dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte Onlus – 2019 – n. 1
La prestigiosa rivista Nature Medicine, ha pubblicato uno studio sulle ricerche condotte da un gruppo di lavoro del Dipartimento del Centro di Biologia Integrata (CIBIO) dell’Università di Trento in collaborazione con il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino, che ha approfondito il collegamento tra la composizione del microbioma intestinale e il cancro al colon-retto. I risultati dello studio, realizzati grazie a un finanziamento della Lega Italiana per la lotta contro i tumori (LILT) della sede provinciale di Trento, sono stati raggiunti grazie alla collaborazione dei ricercatori del gruppo di ricerca del Dottor Alessio Naccarati dell’Istituto Italiano per la Medicina Genomica (IIGM) di Torino in collaborazione con la Clinica Santa Rita di Vercelli e dello Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano.
Il carcinoma al colon-retto è una delle più comuni neoplasie di natura maligna e si sviluppa a partire da gruppi di “cellule impazzite”, localizzate nella parete interna della parte finale dell’apparato digerente. Le cause non sono ancora del tutto chiare, ma nelle forme non ereditarie – che sono la grande maggioranza – la componente genetica può spiegare solo in minima parte l’incidenza della malattia. Altri fattori che hanno un ruolo nello sviluppo della malattia sono le abitudini alimentari e lo stile di vita. La ricerca pubblicata su Nature Medicine suggerisce che anche la popolazione batterica intestinale deve essere presa in considerazione vista la marcata correlazione tra la composizione del microbioma e la presenza di carcinomi.
“Nei campioni fecali di persone affette da cancro al colon abbiamo osservato la presenza di un insieme di batteri “marcatori” del carcinoma, in primis il Fusobacterium nucleatum che era già stato associato alla malattia, ma anche una decina di altri batteri che rafforzano tale associazione” commenta il Prof. Nicola Segata, responsabile del laboratorio di Metagenomica computazionale al Centro di Biologia Integrata dell’Università di Trento e coordinatore della ricerca.
“Un risultato interessante del lavoro – aggiunge la Professoressa Francesca Cordero, responsabile del gruppo Quantitative-Biology del Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino – è che indipendentemente dalla popolazione considerata, i batteri che sono stati associati al tumore colon-rettale sono sempre gli stessi”.
I campioni fecali sono stati analizzati attraverso l’approccio della metagenomica computazionale dai gruppi di ricerca del Professor Segata e della Professoressa Cordero.
“Si tratta del sequenziamento massivo e parallelo del materiale genetico presente in tali campioni che, tramite avanzati metodi bioinformatici sviluppati dal nostro laboratorio, ci permette di identificare organismi e geni microbiotici presenti nel microbioma intestinale” spiega il Professor Segata. “All’analisi metagenomica sono seguite analisi statistiche e di apprendimento automatico che hanno considerato campioni provenienti da un totale di nove diverse popolazioni mondiali”.
“La scoperta della connessione tra il microbioma intestinale e il cancro al colon-retto è essenziale per definire un nuovo efficace strumento di screening non invasivo ed altamente accurato” – continua la Professoressa Cordero -. “Tale strumento è un pannello di marcatori che ha lo scopo di stratificare i pazienti (con tumore colon-rettale oppure sani con infiammazioni) analizzando esclusivamente campioni di feci. Sono necessari altri studi che consentano di definire un insieme di marcatori eterogenei (basi su microbioma e molecole biologiche di origine umana) al fine di presentare strumenti diagnostici utilizzabili in clinica. Inoltre, il collegamento della composizione del microbioma con l’efficacia dei trattamenti terapeutici, permetterà di definire strumenti clinici efficaci anche per gli aspetti prognostici”.
L’articolo Metagenomic analysis of colorectal cancer datasets identifies cross-cohort microbial diagnostic signatures and a link with choline degradation è stato pubblicato sulla rivista Nature Medicine all’indirizzo https://www.nature.com/articles/s41591-019-0405-7
(Fonte: Università degli Studi di Torino)
Il colon, o intestino crasso, è la parte del canale digerente che segue l’intestino tenue e giunge fino al retto ed è responsabile dell’assorbimento di acqua, vitamine e sali minerali attraverso le strutture intestinali. Nel colon la produzione del muco responsabile della lubrificazione della parete dell’intestino e del retto è operata del tessuto ghiandolare. Il tumore al colon, o tumore del retto, nel caso in cui interessi anche il retto, consiste nella crescita incontrollata di cellule anomale nel tessuto di rivestimento. Le caratteristiche di questo tumore, perché insorge e come si può prevenire le spiega il Dottor Massimiliano Mistrangelo, chirurgo presso il Dipartimento di Chirurgia generale e Specialistica dell’ospedale Molinette della Città della Salute e della Scienza di Torino, diretto dal Professor Mario Morino.
Dottore che cos’è il tumore al colon?
La maggior parte dei tumori del colon originano dalla trasformazione di polipi benigni denominati adenomi, che originano dalle cellule presenti nel tessuto ghiandolare della parete colica. Sono strutture simili a dita che si protrudono all’interno della cavità intestinale e sono relativamente comuni nelle persone di età superiore ai 50 anni. La presenza di polipi di piccole dimensioni non causa nessun disturbo al paziente, per cui è fondamentale la prevenzione, considerata la loro asintomaticità. Il rischio che un adenoma vada incontro ad una trasformazione maligna (adenocarcinoma) è variabile e dipende dal tipo di adenoma. In base alle caratteristiche degli adenomi, varia quindi la terapia o gli esami richiesti. Un adenoma può trasformarsi, nel corso degli anni, in un tumore maligno che può invadere i tessuti circostanti e diffondersi in altre aree dell’organismo (metastasi).
Quali sono i fattori di rischio per questo tumore?
La causa esatta del cancro al colon non è nota ma il rischio di svilupparlo aumenta con l’età, la vita sedentaria e anche fattori di tipo ereditario. Dunque diversi fattori ambientali e comportamentali sono stati associati a un aumento di rischio per il tumore del colon retto. Numerose ricerche hanno infatti dimostrato che le persone che consumano grandi quantità di carni rosse e di insaccati, farine e zuccheri raffinati, poca frutta e verdura sono più esposte all’insorgenza della patologia. Lo stesso dicasi per i fumatori, i forti consumatori di alcolici, le persone in sovrappeso e sedentaria. Contano anche la familiarità e i fattori ereditari in circa un caso su tre. In particolare il rischio può essere aumentato se la patologia è stata diagnosticata in un parente stretto (padre, madre, fratello o sorella) soprattutto se di età inferiore a 45 anni, oppure in più parenti stretti all’interno della stessa famiglia. Ulteriori condizioni di rischio possono essere patologie intestinali, come malattia di Crohn, rettocolite ulcerosa, poliposi adenomatosa familiare e sindrome di Lynch.
Quali sono i sintomi?
Il tumore colon rettale si sviluppa spesso senza segni o sintomi precoci. I sintomi che possono verificarsi sono il sanguinamento (anche rosso vivo), l’alterazione dell’alvo (diarrea, stitichezza, alvo alterno), produzione di muco nelle feci (che può essere anche associato a coliti, prolassi del retto, emorroidi molto voluminose), il tenesmo (ossia il falso stimolo a defecare), il senso di incompleto svuotamento, anemia inspiegabile, dolore addominale, disagi addominali (frequenti dolori per il gas, gonfiore, senso di sazietà e crampi), perdita di peso senza un motivo apparente, costante stanchezza. Questi segni e sintomi possono essere causati dal tumore o da numerose altre patologie o condizioni cliniche. E’ importante parlare al proprio medico curante, partecipare ai protocolli di screening per il tumore al colon o ad esami diagnostici di approfondimento in caso di sospetto.
Come si può prevenire questo tumore?
Attraverso la prevenzione primaria e quella secondaria. La prima consiste nel praticare attività fisica con regolarità, per contrastare peso in eccesso e sedentarietà, e, sul fronte dell’alimentazione, consiste nel limitare le carni rosse e conservate, nel prediligere vegetali, come frutta e verdura (che contengono antiossidanti che proteggono dalla trasformazione delle cellule), cereali integrali e legumi, anche per il loro contenuto di fibra, e bere molto, almeno un litro e mezzo di acqua fuori dai pasti, per aiutare la regolarità intestinale. E’ rappresentata dallo screening. Le più recenti linee guida internazionali raccomandano la partecipazione ai programmi di screening per il tumore colon-rettale a tutte le persone con età superiore ai 50 anni. Lo screening consiste nel sottoporsi al test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (test di primo livello) e alla colonscopia totale (test di secondo livello) che è raccomandata dopo i 55 anni.
Ci parli del test per la ricerca del sangue occulto nelle feci.
E’ consigliato dopo i 50 anni, non necessita di preparazione, cioè non è necessaria nessuna dieta particolare prima dell’esecuzione del test o la sospensione dei farmaci ed è privo di rischi. Si è evidenziato che questo test ha ridotto significativamente l’incidenza di tumori avanzati nel colon ed è associato a una riduzione della mortalità per tumore colon rettale di almeno il 20%. Se risulta negativo, il test deve essere ripetuto ogni due anni fino ai 69 anni, per pazienti non a rischio.
E se l’esame risulta positivo?
Su 100 persone che eseguono il test, circa 5 possono risultare positive per la presenza di sangue nelle feci. Questo può essere spesso dovuto a cause non tumorali, come per esempio le emorroidi, ma per accertarlo sarà necessario completare l’esame con un’altra indagine, la colonscopia. Per persone a rischio intermedio di età superiore ai 50 anni l’esecuzione del test è raccomandata ogni anno. Se esiste una familiarità per il tumore colonrettale, potrebbe essere raccomandata l’esecuzione di test di screening anche prima dei 50 anni o anche della colonscopia.
Ci parli ora della colonscopia.
Consiste nell’esplorazione del retto e dell’intero colon con uno strumento flessibile e dotato di una telecamera. Nel corso della colonscopia è possibile rilevare la presenza di polipi, che vengono rimossi durante l’esame e poi inviati all’esame istologico per la loro tipizzazione. Durante la colonscopia è inoltre possibile riscontrare una massa sospetta per tumore, che può essere biopsiata per la conferma diagnostica. La colonscopia virtuale, pur essendo meno invasiva della prima non permette di effettuare l’asportazione dei polipi, né la biopsia di eventuali masse. L’individuazione e rimozione precoce dei polipi, prima della loro trasformazione cancerosa, consente di prevenire lo sviluppo del cancro al colon. Se diagnosticato precocemente, il cancro al colon è curabile al 90%. L’esecuzione della colonscopia è raccomandata ogni 5-10 anni per persone a rischio intermedio di età superiore ai 50 anni.
In che cosa consiste la visita preventiva dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte Onlus?
Il paziente viene sottoposto ad esplorazione rettale e al test per la ricerca del sangue occulto nelle feci. Questa visita è molto utile, come quelle che vengono erogate dall’Associazione, non solo per il valore di prevenzione che ha, ma anche perché il paziente viene informato rispetto alla patologia per la quale desidera avere maggiori informazioni.
Come viene curato questo tumore?
La presenza di tumori a qualsiasi stadio richiede la loro rimozione chirurgica e, talvolta, anche dei tessuti circostanti. Altri trattamenti includono la chemioterapia e/o la radioterapia, utili per eliminare eventuali cellule cancerose residue. La terapia mirata (target therapy) è un approccio relativamente nuovo che utilizza farmaci in grado di attaccare specifici target proteici che, di solito, controllono la crescita delle cellule e che sono alterati nelle cellule tumorali. Ad esempio, farmaci come il cetuximab e il panitumimab, attaccano il recettore dell’epidermal growth factor (EGFR). Di solito questo tipo di farmaci presenta effetti collaterali meno pronunciati rispetto alla chemioterapia. Un approccio relativamente nuovo è anche quello dell’immunoterapia, che stimola il sistema immunitario del paziente a riconoscere ad attaccare le cellule tumorali.
TUMORE DEL COLON RETTO
Incidenza
• In Piemonte sono stati stimati, nel 2017, 4.350 nuovi casi di tumore del colon-retto (2.400 uomini e 1.950 donne).
• In Italia sono state stimate circa 53.000 nuove diagnosi nel 2017 (30.000 uomini e 23.000 donne). Sia tra gli uomini (16% di tutti i nuovi tumori) che tra le donne (13%) si trova al secondo posto, preceduto rispettivamente dalla prostata e dalla mammella.
Mortalità
• In Piemonte i decessi per carcinoma del colon-retto sono stati 1.601 nel 2014 (ISTAT, ultimo anno disponibile).
• In Italia nel 2014 sono stati osservati 18.671 decessi (di cui il 54% negli uomini), neoplasia al secondo posto nella mortalità per tumore (11% nei maschi, 12% nelle femmine).
Sopravvivenza
Il carcinoma del colon-retto presenta una prognosi sostanzialmente favorevole. La sopravvivenza a 5 anni in Piemonte è del 64%, in Italia del 65%.
Prevalenza
• In Piemonte i pazienti con pregressa diagnosi di carcinoma del colon-retto sono 38.237 (anno 2015).
In Italia (anno 2017) sono 464.473(53% maschi), al secondo posto tra tutti i tumori e pari al 14% di tutti i pazienti oncologici.
(Fonte: volume “I numeri del cancro in Italia 2017”, realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e dalla Fondazione AIOM).
Da “Nuova Speranza”, il magazine dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte – Onlus – 11/2018
Nelle pagine del nuovo numero di “Nuova Speranza” approfondiamo con i massimi esperti piemontesi i quattro più importanti tumori per incidenza e impatto sulla salute: al polmone, al seno, al colon e alla prostata, per capire perché insorgono, come si possono prevenire e le novità terapeutiche.
Negli ultimi tre anni le diagnosi di tumore in Piemonte sono aumentate del 9,8%. Nel 2017 nella Regione sono stati registrati 30.900 nuovi casi (16.200 uomini e 14.700 donne), nel 2015 le stime erano pari a 28.128 (16.100 uomini e 12.028 donne). Una tendenza che rispecchia quella nazionale, con un andamento stabile delle nuove diagnosi fra gli uomini e un incremento fra le donne. È questa la fotografia dell’‘universo tumore’ in tempo reale, raccolta nel volume “I numeri del cancro in Italia 2017” realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e dalla Fondazione AIOM.
Fra i piemontesi i tumori più frequenti sono quelli al colon retto (4.350), seno (4.200) e al polmone (3.500). La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è in linea con la media nazionale, raggiunge il 63% fra le donne e il 53% fra gli uomini (in Italia rispettivamente 63% e 54%). I nuovi dati confermano la riduzione della mortalità nei due sessi, per il complesso dei tumori e per molte neoplasie a più elevato impatto. Così, quello che veniva un tempo considerato un male incurabile, è divenuto in moltissimi casi una patologia da cui si può guarire o con cui si può convivere a lungo con una buona qualità di vita.
Si aggiungono poi le armi efficaci per combattere il cancro, come l’immuno-oncologia e le terapie target a chemioterapia, chirurgia e radioterapia. Tutto questo, unito alle campagne di prevenzione promosse con forza anche dall’AIOM, si traduce nel costante incremento della sopravvivenza dopo la diagnosi, che nella nostra Regione interessa oltre 274.100 soggetti.
Il vizio del fumo è sempre più femminile. Un dato che preoccupa è il notevole incremento, del 36%, delle diagnosi di tumore del polmone fra le donne, passate da 919 nel 2015 a 1.250 nel 2017. Per questo è fondamentale promuovere campagne di prevenzione rivolte a tutte le fasce della popolazione: no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta. Il 40% dei casi totali, 12.360 in Piemonte solo nel 2017, potrebbe essere evitato seguendo uno stile di vita sano. È scientificamente provato che il cancro è la patologia cronica che risente più fortemente delle misure di prevenzione.
Ma i piemontesi fanno prevenzione per restare in salute? I dati parlano chiaro: il 33,4% dei piemontesi è sedentario, il 28,4% è in sovrappeso e l’8% obeso. I fumatori sono il 24,2% della popolazione e il consumo a rischio di alcol riguarda il 19,1% dei cittadini (Studio PASSI 2013-2016). In Piemonte l’ultimo dato Istat disponibile (anno 2014) fa registrare 14.624 decessi attribuibili a tumore: la neoplasia con il maggior numero di decessi è quella del polmone (2.742), seguita da colon retto (1.601), seno (1.071), pancreas (919) e stomaco (695). Numeri che fanno riflettere e che, sempre di più, mettono in evidenza quanto sia fondamentale mettere in campo misure efficaci per contrastare l’insorgenza del cancro. Il primo passo è certamente partire dall’osservanza di corretti stili di vita.
Buona lettura!
Da “Nuova Speranza”, il magazine dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte – Onlus – 11/2018
Tutto quello che c’è da sapere sulle principali neoplasie del colon retto, seno, stomaco, polmone, prostata, della pelle (melanoma): dai fattori di rischio, ai nuovi casi, dalla prevalenza alla sopravvivenza alla mortalità. Ecco la fotografia dell’‘universo tumore’ raccolta nel volume “I numeri del cancro in Italia 2017” realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e dalla Fondazione AIOM e presentato a Torino in Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte il 13 febbraio scorso, in presenza dei massimi esperti in oncologia del Piemonte.
IL TUMORE DEL COLON RETTO
Incidenza
Mortalità
Sopravvivenza
Il carcinoma del colon-retto presenta una prognosi sostanzialmente favorevole. La sopravvivenza a 5 anni in Piemonte è del 64%,in Italia del 65%.
Prevalenza
In Italia (anno 2017) sono 464.473(53% maschi), al secondo posto tra tutti i tumori e pari al 14% di tutti i pazienti oncologici.
IL TUMORE DEL SENO
I fattori di rischio sono:
Incidenza
In Piemontei nuovi casi di tumore del seno stimati nel 2017 sono stati 4.200. Si stima che nel 2017 siano stati diagnosticati fra le italiane circa 50.500 nuovi casi di carcinoma della mammella femminile (fra gli uomini sono stati diagnosticati 500 nuovi casi). È la neoplasia più diagnosticata nelle donne, in cui circa un tumore maligno ogni tre (28%) è un tumore mammario.
Mortalità
In Piemontei decessi sono stati 1.071 nel 2014 (ISTAT, ultimo anno disponibile). In Italia nel 2014 il carcinoma mammario ha rappresentato la prima causa di morte per tumore nelle donne, con 12.201 decessi, fra gli uomini le morti sono state 129.
Sopravvivenza.
In Piemonte la sopravvivenza a 5 anni delle donne con tumore della mammella è dell’88%. La sopravvivenza a 5 anni in Italia è pari all’87%.
Prevalenza
In Piemontele donne vive con questa diagnosi sono in totale 64.700 (anno 2015). In Italia (anno 2017) vivono circa 767.000 donne che hanno avuto una diagnosi di carcinoma mammario, pari al 43% di tutte le donne che convivono con una pregressa diagnosi di tumore e pari al 23% di tutti i casi prevalenti (uomini e donne).
TUMORE DEL POLMONE
Incidenza
In Piemonte sono stati stimati 3.500 nuovi casi di tumore del polmone nel 2017 (2.250 uomini e 1.250 fra le donne).
Nel 2017 sono state stimate in Italia oltre 41.800 nuove diagnosi (28.200 uomini e 13.600 donne). Rappresentano l’11% di tutte le nuove diagnosi di tumore nella popolazione generale (più in particolare, il 15% di queste nei maschi e l’8% nelle femmine). Si registra una marcata diminuzione di incidenza negli uomini (in relazione a una altrettanto marcata riduzione dell’abitudine al fumo), pari a -1,7%/anno negli anni più recenti. A questa tendenza fa purtroppo riscontro un aumento dei nuovi casi tra le donne (+3,1%/anno dal 2003 al 2017).
Mortalità
In Piemonte i decessi per tumore del polmone sono stati 2.742 nel 2014 (ISTAT, ultimo anno disponibile). Nel 2014 in Italia sono stati registrati 33.386 decessi per questa neoplasia. Rappresenta la prima causa di morte per tumore nei maschi (il 27% del totale) e la terza causa nelle donne, dopo mammella e colon-retto (11% del totale delle morti oncologiche).
Sopravvivenza
In Piemonte la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con tumore del polmone è del 14%. La sopravvivenza a 5 anni in Italiaè pari al 15,8%.Pur rimanendo nell’ambito di valori deludenti, presenta valori leggermente migliori tra i più giovani, passando dal 29,3% tra 15 e 44 anni all’8,1% tra i più anziani (75+).
Prevalenza
Il tumore del polmone rimane ancora oggi una neoplasia a prognosi particolarmente sfavorevole e pertanto poco contribuisce, in percentuale, alla composizione dei casi prevalenti. È stimato che nel 2017 vivanoin Italia 109.394 persone con tumore del polmone, pari al 3% di tutti i pazienti con diagnosi di neoplasia.
IL TUMORE DELLA PROSTATA
I fattori di rischio sono:
Incidenza
Nel 2017 sono stati stimati 2.900 nuovi casi in Piemonte, circa 34.800 in Italia. È la neoplasia più frequente fra gli uomini e rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni.
Mortalità
In Piemonte i decessi per cancro prostatico sono stati 556nel 2014 (ISTAT, ultimo anno disponibile). Nel 2014 in Italia si sono osservati 174 decessi. Si tratta di una causa di morte in costante diminuzione (-2,6% per anno) da oltre un ventennio.
Sopravvivenza
In Piemontela sopravvivenza a 5 anni degli uomini con tumore della prostata è del 92%. La sopravvivenza a 5 anni in Italiaè pari al 91,4%.Presenta valori elevati tra i pazienti più giovani, passando da un massimo del 96,4% tra 65 e 74 anni ad un minimo del 52,1% tra i più anziani (85+).1
Prevalenza
In Piemonte gli uomini vivi con questa diagnosi sono in totale 40.637 (anno 2015). In Italia (anno 2017) si stima siano presenti 484.170 uomini con pregressa diagnosi di carcinoma prostatico, circa il 32% dei maschi con tumore e quasi il 15% di tutti i pazienti (tra maschi e femmine) presenti nel Paese.
IL TUMORE DELLA PELLE: IL MELANOMA
I fattori di rischio sono:
Incidenza
In Piemonte nel 2017 i nuovi casi stimati di melanoma sono stati 1.300 (700 uomini e 600 donne). In Italia nel 2017 sono stati registrati circa 14.000 nuovi casi, 7.300 tra gli uomini e 6.700 tra le donne. Il trend di incidenza appare in aumento, statisticamente significativo, sia negli uomini (+4,4% per anno) sia nelle donne (+3,0% per anno).
Mortalità
In Piemonte i decessi per questa neoplasia sono stati 159 nel 2014 (ISTAT, ultimo anno disponibile). Nel 2014 in Italiasono stati osservati 2.018 decessi per melanoma cutaneo (1.245 uomini e 773 donne). Il trend di mortalità del melanoma cutaneo appare in aumento, statisticamente significativo, negli uomini (+3,9% per anno), mentre presenta una diminuzione nelle donne (-3,7%).
Sopravvivenza
In Piemonte la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con melanoma è pari al 90%. La sopravvivenza a 5 anni in Italia è pari all’86,7%. Esiste un forte gradiente per età: la sopravvivenza a 5 anni passa dal 93,5% registrata nei giovani (15-44 anni) al 73% degli anziani (75+).
Prevalenza
In Italia i pazienti con diagnosi di melanoma cutaneo sono 147.000 (67.000 uomini e 80.000 donne).
IL TUMORE DELLO STOMACO
I fattori di rischio sono:
Incidenza. In Piemonte nel 2017 i nuovi casi stimati di carcinoma gastrico sono stati 950 (550 uomini e 400 donne). In Italianel 2017 sono stati stimati 12.800 nuovi casi, attualmente all’ottavo posto in ordine di incidenza tra gli uomini e al sesto tra le donne (4% di tutti i tumori nei maschi, 4% nelle femmine).
Mortalità
In Piemonte i decessi per questa neoplasia sono stati 695 nel 2014 (ISTAT, ultimo anno disponibile). Nel 2014 in Italia sono state osservate 9.557 morti (il 60% nei maschi). Con il 6% tra i decessi per tumore sia nei maschi sia nelle femmine il carcinoma gastrico occupa il quinto posto, con una presenza più incisiva nell’età medio-avanzata.
Sopravvivenza
In Piemonte la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con tumore allo stomaco è pari al 30%. La sopravvivenza a 5 anni in Italiaè pari al 31,8%.Presenta valori decrescenti all’aumentare dell’età: è pari al 39,8% tra i giovani (15-44 anni) e al 21,6% tra gli anziani (75+).
Prevalenza
Circa 81mila persone vivono in Italia con una diagnosi di carcinoma gastrico, il 2% di tutti i pazienti con tumore.
Fonti
1 “I numeri del cancro in Italia 2017” (AIOM-AIRTUM-Fondazione AIOM)
2 I tumori in Italia – Rapporto AIRTUM 2014, Prevalenza e guarigione da tumore in Italia
http://www.registri-tumori.it/cms/it/Rapp2014