Qual è il segreto per invecchiare bene e in salute? Questo capitolo è dedicato ai nostri anziani che, molto spesso, sono alle prese con malattie multifattoriali e complesse che vanno ad intaccare la stagione della “terza età”. L’Oncologa Rosella Spadi del COES – Centro Oncologico Ematologico Subalpino della Città della Salute e della Scienza di Torino e Segretaria regionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) spiega il ruolo importante della prevenzione anche dopo i 65 anni.
Dottoressa, la prevenzione dei tumori è importante a tutte le età?
Assolutamente sì! Dobbiamo infatti considerare che il rischio reale di ciascuna persona di ammalarsi è dovuto ad una combinazione di elementi (multifattorialità del cancro), alcuni immodificabili, come età, sesso, patrimonio genetico, mentre altri sono assolutamente modificabili e prevenibili, ad esempio l’abitudine al fumo oppure l’obesità. In questo senso AIOM è impegnata, in collaborazione con Fondazione AIOM e Federanziani nel progetto nazionale “Cancro, la prevenzione non si ferma dopo i 65 anni”, con l’obiettivo di coinvolgere le famiglie ma anche i Centri anziani nel promuovere una maggiore informazione sulla prevenzione oncologica della “terza età”.
In che cosa consiste la prevenzione dopo i 65anni?
Anche dopo i 65 anni possiamo fare prevenzione a 360 gradi! Per prevenzione va intesa quella primaria, secondaria e terziaria.
Ci spieghi.
Lo scopo della prevenzione primaria è ridurre l’incidenza delle neoplasie modificando i fattori di rischio, quindi giocare d’anticipo prima che la malattia insorga, ovvero adottando abitudini salutari, in particolare evitando il fumo, avendo un’alimentazione corretta, limitando il consumo di alcole svolgendo attività fisica regolare. Queste raccomandazioni, compatibilmente con la condizione fisica della persona, sono valide anche per chi ha superato la malattia perché riducono l’insorgenza di recidive (prevenzione terziaria). La prevenzione secondaria è la diagnosi precoce, ad esempio l’adesione alle campagne di screening, tuttavia, spesso gli anziani non beneficiano dei programmi di screening per come sono concepiti ora. In questi anni AIOM si sta operando per ampliare l’età delle persone sottoposte a screening, sia anticipando l’età di adesione sia posticipandone l’uscita, al fine di includere una popolazione sempre più ampia.
Come stanno i nostri anziani?
L’Italia è uno tra i paesi più longevi al mondo. Una patologia come il cancro, che colpisce a tutte le età, ha negli over 65 un impatto maggiore legato alle comorbilità (coesistenza di più patologie diverse nella stessa persona), alle condizioni sociali e alle difficoltà di accedere ad alcune terapie. Ogni giorno in Italia si registrano più di 500 nuove diagnosi di cancro negli anziani e circa il 50% dei tumori insorgono in soggetti con età superiore ai 70 anni. Con l’avanzare dell’età, nei pazienti anziani si rileva un accumulo di fattori cancerogeni nell’organismo e contestualmente una ridotta capacità di difesa e dei meccanismi di riparazione. Negli ultimi anni l’aspettativadi vita si è molto allungata, ecco perché diventa indispensabile correggere i propri stili di vita e fare prevenzione: un sessantacinquenne ha davanti a sé, potenzialmente, ancora un ventennio. Una diagnosi precoce può fare la differenza! Ma c’è di più.
Cos’altro?
Molto spesso gli anziani arrivano ad una diagnosi troppo tardi sia per l’assenza di programmi di screening in questa fascia d’età sia perché spesso vengono ignorate le regole della prevenzione. Bisogna ricordare che dai dati italiani sette over 70 su 10 scoprono la malattia in fase avanzata, quando le terapie sono meno efficaci.
Quanto vengono seguiti i corretti stili di vita?
Tendenzialmente gli anziani tendono ad ignorare le regole della prevenzione: la sedentarietà, l’eccesso ponderale e il fumo sono molto diffusi e aumentano il rischio di sviluppare una neoplasia. Circa il 57% degli over 65 è in sovrappeso oppure è obeso, il 10% fuma, il 48,7% ha una vita sedentaria, solo il 10,3% degli over 65 pratica regolare attività fisica e soltanto l’11,3% consuma 5 o più porzioni di frutta o verdura al giorno. La regione Piemonte non fa eccezione!
Quali sono le regole per stare in forma anche dopo i 65anni?
Sicuramente le regole per stare in forma, a tutte le età, quindi non solo nella popolazione anziana, sono sintetizzate dalle 12 raccomandazioni del Codice Europeo contro il cancro. Si stima che in Europa quasi la metà dei decessi per cancro potrebbe essere evitata se venissero messi in atto questi suggerimenti, molti dei quali permetterebbero di ridurre anche l’impatto di diverse malattie cronico-degenerative.
Invece, quali sono i trattamenti che necessita l’anziano colpito da tumore?
In Italia solo il 37% degli anziani è vivo a 5 anni dalla diagnosi a causa di uno stile di vita scorretto e ad un minore accesso a screening preventivi. A causa della frequente esclusione dagli studi clinici, i miglioramenti ottenuti in oncologia negli ultimi decenni hanno riguardato solo in parte questa popolazione. E’ fondamentale sempre tenere presente che il maggiore impatto delle neoplasie nei pazienti over 65 è spesso legato alla presenza di comorbilità e trattamenti polifarmacologici concomitanti, condizioni sociali e difficoltà ad effettuare o ad accedere agli screening. Fino a qualche anno fa il trattamento del paziente anziano era piuttosto empirico e basato sull’esperienza clinica e sul “buon senso” del medico oncologo. Non avendo a disposizione studi ad hoc e mutuando i dati solo da analisi di sottogruppo, tenuto conto delle comorbilità, l’oncologo adattava la schedula al paziente anziano con consistente rischio di sotto trattamento oppure di over trattamento. Di fronte ad un paziente anziano abbiamo la possibilità di impattare positivamente sia sulla qualità che sulla quantità della vita, ma a patto di calibrare le terapie con gli aspetti sociali, psicologici e fisici del paziente. Oggi abbiamo un’importante risorsa: la valutazione geriatrica multidimensionale che suddivide i pazienti anziani in “pazienti fit” (possono beneficiare dello stesso trattamento previsto per il giovane adulto), “vulnerabili” (con necessità di adeguare la schedula terapeutica riducendo la dose dei farmaci o modulandoli sulla base della funzionalità d’organo) e “pazienti fragili”, per i quali non è indicata alcuna terapia oncologica ma l’attivazione precoce della migliore cura di supporto. Uno strumento rapido e semplice per la valutazione multidimensionale è il G8 score che nella nostre Regione viene valutato alla visita presso il CAS.
Sul fronte dei farmaci innovativi quali sono le novità?
Oggi l’età non sembra più rappresentare un limite assoluto al trattamento dei pazienti anziani, quindi anche l’accesso alle terapie biologiche e ai farmaci immunoterapici che si stanno affacciando sul panorama recente dell’oncologia non sono più condizionati dall’anagrafica, fortunatamente. Le cure funzionano bene anche nei pazienti anziani, fondamentale è la selezione del paziente sulla base delle fragilità fisiche, sociali, psicologiche.
Di Liliana Carbone per “Nuova Speranza“, il magazine dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte Onlus
Quando si affronta una malattia come il cancro, i trattamenti di benessere e di bellezza rivolti alle donne operate non sono un fattore secondario. La malattia lascia (profondi) segni sulla pelle oltre che a livello psicologico: cadono sopracciglia e capelli, il corpo si trasforma e il viso cambia, magari svuotato da un dimagrimento, la pelle poi non è più rosea ma disidratata e spenta. E’ in questa fase critica che può entrare in gioco il ruolo di “rinascita” dei trattamenti di bellezza e di benessere per la donna colpita da un tumore. Lo sa bene SIDEO Onlus, l’Associazione Internazionale Donne con Esperienza Oncologica che, insieme all’Ospedale Mauriziano di Torino lo scorso 18 marzo hanno organizzato l’incontro “Trattamenti di benessere in oncologia”. Sono stati offerti gratuitamente trattamenti di estetica, make up individuale, consulenza su acconciatura e parruccaalle pazienti del Day Hospital Oncologico ospedaliero.
Dina, Cinzia, Antonella, Olimpia e Constanza sono donne bellissime e lo sono diventate ancora di più quando hanno deciso di combattere i segni provocati dal tumore che le ha colpite, pensando di più al loro aspetto fisico preso a schiaffi dalla malattia. Si sono alzate e dopo aver fatto colazione e salutato i loro bambini si sono recate al Mauriziano dove le aspettavano le estetiste e le truccatrici della SIDEO e la Professoressa Nicoletta Biglia, Direttrice della Struttura Complessa a direzione Universitaria di Ostetricia e Ginecologia e della Breast Unit Senologica, la Dottoressa Ivana Todaro, Coordinatrice dei Percorsi terapeutici delle pazienti della Breast Unit e la Dottoressa Arianna Vitaledella Direzione sanitaria.
Un massaggio, una sistemata alla parrucca, una manicure e pedicure, una sfumatura di ombretto rosato sulle palpebre e labbra baciate da un rossetto ambrato hanno regalato a ciascuna una “coccola” senza uguali, risvegliando una bellezza assopita dalla chemioterapia e da quei trattamenti che incontra chi viene colpito dal cancro.
«Come sto?» chiede sorridente Antonella, 46 anni, che ama la sua famiglia, il cane “Birillino” viaggiare, e studia ricamo, filosofia e storia all’Unitre di Grugliasco. «E’ molto bella! Le sta bene questo rossetto». Antonella sorride tanto, al punto che i suoi occhi diventano piccolissimi. L’artefice della sua “rinascita” è l’estetista oncologica Antonella Rugiero. «Sono felice di renderla felice! Faccio del mio meglio!». Antonella ha saputo di avere un tumore all’età di 33 anni quando i suoi bambini avevano 2 e 7 anni. Ogni 21 giorni si sottopone alle terapie e ogni dieci fa controlli al sangue. «Voglio ritornare bella, lo faccio per me e per i miei figli, perché la vita continua. Presto partirò con mio figlio a Parigi!».
Olimpia, che faceva l’operaria, compirà 40 anni a giugno. «Essere coccolate con un po’ di trucco è una bellissima esperienza, ci voleva! Mi sono tanto trascurata da quando due anni e mezzo fa ho saputo di avere un tumore» e le lacrime scendono sulle guance appena colorate dal fard. «Con due figli ho dovuto reagire». Ogni 21 giorni Olimpia fa la chemioterapia di mantenimento, ma guarda avanti. «Amo cucinare e per la mia famiglia adoro preparare molte ricette per ogni occasione».
Cinzia ha 52 anni, fa l’agente immobiliare e comincia a perdere i capelli, per questo è stata affidata al bravissimo parrucchiere SIDEO che le controlla lo stato di salute dei bulbi. Nella borsa Cinzia ha una parrucca, che indossa in qualche occasione.
Constanza, origini argentine, ha 47 anni e un figlio di 7 e fa la commessa. Si sottopone solo a pedicure e manicure. «Indosso una fascia per coprire la calvizie e non mi trucco, mi piaccio così» dice sorridente. A prendersi cura di lei è Anna Stango, estetista. «E’ bello fare le “coccole” a chi ha perso la voglia di prendersi cura di sé per colpa della malattia. Ti accorgi che è bastato davvero poco per vedere una nuova luce sul volto di una donna che sta lottando contro il cancro».
Dina Aufiero, 51 anni, è stata anche lei una paziente oncologica. Ha scoperto la malattia a 41 anni e l’ha combattuta per 10 anni. Oggi è vicepresidente SIDEO ed è orgogliosa di questa nuova giornata dedicata alla bellezza in oncologia. «Insieme alle donne che hanno combattuto il cancro e ad altre che lo affrontano tutt’ora, nel 2016 abbiamo dato vita a SIDEO riuscendo così a trasformare la nostra tragedia in una missione. In questa realtà associativa le donne si sentono meno sole, si confrontano e stanno insieme nel percorso di cura della malattia. Questo è il nostro progetto». SIDEO opera all’ospedale Mauriziano e al Sant’Anna di Torino e a Nichelino con lo sportello Pari&Dispari, offrendo alle donne solidarietà e supporto con progetti e attività finalizzate al miglioramento della qualità della vita sotto l’aspetto psicologico, fisico (sportivo e olistico), alimentare e normativo/lavorativo.
La Dottoressa Arianna Vitale segue con soddisfazione la mattinata di bellezza SIDEO. «Occasioni come queste vogliono far conoscere alle nostre pazienti opportunità speciali che possono incontrare proprio in questo ospedale. Il grosso problema che affrontano durante i trattamenti di cura è la perdita di capelli, peluria, ciglia e sopracciglia perché diventano più fragili, come le stesse unghie; la pelle perde le sue caratteristiche e si “spegne”. Un importante aiuto arriva proprio dalle truccatrici e dai parrucchieri SIDEO che insegnano alle donne i “trucchi” per essere più belle e per amarsi di più. Iniziative come queste accrescono allo stesso tempo l’umanizzazione dell’ospedale. Ne siamo fiere».
Sono 180 i nuovi casi che afferiscono ogni anno alla Breast Unit del Mauriziano e 40 le visite a settimana per follow up per tumori al seno e pelvici (utero e ovaio), presso il Day Hospital Oncologico. «Nella Breast Unit – spiega la Professoressa Nicoletta Biglia– sono presenti le professionalità e le competenze, in particolare il “chirurgo ginecologo senologo”, necessari per affrontare anche gli aspetti legati alla vita riproduttiva e alla gestione della menopausa precoce indotta dai trattamenti chemioterapici/ormonoterapici. L’attenzione alla qualità di vita delle donne operate è un punto di forza del gruppo e si avvale delle competenze di dietologia, psicologia e riabilitazione presenti in ospedale».
«Seguiamo le nostre pazienti ascoltando le loro esigenze quotidiane» spiega la Dottoressa Ivana Todaro. «Come caregiver seguo il personale percorso terapeutico di ciascuna, offrendo consigli che vanno dalla nutrizione agli stili di vita».
Da “Nuova Speranza“, il magazine dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte Onlus – 2019 – n. 1
Per la prima volta in Piemonte si registra un calo delle nuove diagnosi di tumore. Lo confermano i dati che dicono che nel 2018 sono stati stimati 30.850 casi, 50 in meno rispetto al 2017 (erano 30.700 nel 2016 e 28.128 nel 2015). Il tumore più frequente in Piemonte è diventato quello della mammella: nel 2018 sono stati stimati 4.350 nuovi casi (erano 4.200 nel 2017), seguono il cancro del colon-retto (4.050, erano 4.350 nel 2017), che nel 2017 era il più diagnosticato, e del polmone (3.450, erano 3.500 nel 2017). Circa 280mila cittadini vivono dopo la scoperta della malattia, un dato in costante aumento: la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge il 63% fra le donne e il 53% fra gli uomini, in linea con la media nazionale.
È questa lafotografia dell’universo cancro in tempo reale, raccolta nel volume “I numeri del cancro in Italia 2018”, realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), da Fondazione AIOM e PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia).
Secondo gli esperti è importante agire sui fattori di rischio, perché la quota di casi prevenibili va da un terzo alla metà considerando tutti i fattori di rischio noti. Fondamentale importanza rivestono le strategie di prevenzione primaria contro l’inquinamento di atmosfera, acqua e suolo, le esposizioni professionali, il sovrappeso, l’eccessivo consumo di alcool e di carni rosse, l’abitudine al fumo e l’inattività fisica. In Piemonte il 33% dei cittadini è sedentario (33,6% Italia) e il 36,9% è in eccesso ponderale: il 28,5% è in sovrappeso (31,7% Italia) e l’8,4% è obeso (10,7% Italia). «Serve quindi più impegno anche per promuovere il ruolo dell’attività fisica e della dieta corretta» sottolineail Dottor Paolo Contiero, Consigliere nazionale AIRTUM. «Nel Nord Italia ci si ammala di più rispetto al Sud.Il tasso d’incidenza tra gli uomini è più basso del 4% al Centro e del 13% al Sud e nelle Isole rispetto al Nord e per le donne del 6% e del 16%. Il Registro Tumori Piemonte, primo in Italia e in tutta l’Europa meridionale, collabora in maniera sistematica con le altre articolazioni del Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte (CPO), soprattutto nella valutazione dei programmi di screening».
Oltre agli stili di vita sani, anche l’adesione ai programmi di screening è fondamentale nella lotta al cancro e nel miglioramento delle percentuali di sopravvivenza. In Piemonte, nel 2016 il 79,9% delle donne fra i 45-49 anni e il 64,8% delle 50-69enni hanno aderito all’invito a eseguire la mammografia(56% in Italia)e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge l’88%. Per quanto riguarda il tumore del collo dell’utero, il 54,2% delle donne piemontesi 25-64enni ha aderito al programma di screening cervicale(Pap test + test HPV) per la diagnosi precoce (40,3% in Italia). Si registra un alto tasso di adesione da parte dei cittadini 59-69enni anche al test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (50,5%), per individuare in fase precoce il cancro del colon-retto (40% in Italia).
«Il primato di incidenza raggiunto dal tumore della mammella nella Regione Piemonte non va letto necessariamente in termini negativi»afferma la DottoressaLivia Giordanodel Dipartimento di Epidemiologia e screening della Città della Salute e della Scienza di Torino.«E’ legato non solo all’invecchiamento della popolazione, ma anche all’estensione dei programmi di screening mammografico alle donne fra i 45 e i 49 anni e all’alta adesione a questi esami che consentono di individuare la malattia in fase iniziale, quando sono più alte le percentuali di guarigione».
Secondo gli esperti, accanto alla diagnosi precoce, l’innovazione terapeutica gioca un ruolo chiave nella lotta contro il cancro. «Se alla fine degli anni Settanta solo poco più di 3 persone su 10 colpite dal cancro riuscivano a sconfiggere la malattia, oggi circa il 60% sopravvive e, quando non si arriva a guarigione, si riesce in molti casi a trasformare il tumore in una patologia cronica con cui poter convivere per anni»spiegail Professor Giorgio Scagliotti, Direttore di Oncologia medica all’Università di Torino. «Da un lato l’innovazione farmaceutica ha completamente cambiato l’esito di molti tipi di neoplasie, dall’altro il costo dei nuovi farmaci oncologici, unito all’impatto sociale della malattia, rischia di compromettere la tenuta economica dei sistemi sanitari.Va creato un tavolo di lavoro che includa i diversi attori coinvolti: agenzia regolatoria, industria, società scientifiche, accademia e pazienti. L’obiettivo è ridefinire il concetto di innovazione: non può essere considerato innovativo un farmaco reso disponibile 3 o 4 anni dopo la prima terapia commercializzata in quella specifica classe terapeutica. Bisogna ragionare in termini di costo e di efficacia delle terapie. Vanno fissate regole nuove rispetto a 10 anni fa».
Le Reti oncologiche regionali rappresentano il modello per garantire in tutto il Paese l’accesso a diagnosi e cure appropriate e di qualità. Oggi però esiste un nodo: in Italia sono attive solo in poche Regioni. «Fra gli obiettivi della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta ci sonoil superamento delle disomogeneità territoriali, a livello di servizi sanitari e prestazioni erogate, il raggiungimento di standard di trattamento sempre più elevati,la semplificazione dell’accesso alle cure da parte del paziente,l’avvicinamento dei servizi al contesto di vita del malato e lo sviluppo di un’attività di ricerca sempre più all’avanguardia» evidenzia il DottorOscar Bertetto, Direttore del Dipartimento Interaziendale interregionale della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta presso la Città della Salute e della Scienza di Torino e membro del Comitato Scientifico dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura del Tumori in Piemonte – Onlus. «La Rete della nostra Regione, inoltre, è dotata di un sistema di indicatori per il monitoraggio della qualità dell’assistenza da parte delle strutture che ne fanno parte».
Presso le aziende sanitarie della Rete oncologica regionale è attivo il Centro Accoglienza e Servizi (CAS), una struttura di riferimento del paziente in termini di accoglienza, assistenza, orientamento e supporto. Il CAS è composto da personale medico, infermieristico e amministrativo debitamente formato, accoglie la persona con sospetto o prima diagnosi di patologia oncologica e organizza gli esami necessari alla conferma della diagnosi e alla stadiazione in tempi rapidi e in modo coordinato, secondo quanto previsto dai Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) di ogni singola patologia, supportando il paziente dal punto di vista sanitario, socio-assistenziale e psicologico. «Ogni CAS ha anche uno psico-oncologo e un assistente sociale di riferimento»spiega la DottoressaPatrizia Racca, coordinatore AIOM Piemonte e Valle d’Aosta e responsabile medico C.A.S. dell’ospedale Molinette -. Ogni struttura è in costante comunicazione con gli altri CAS della Rete».
In Piemonte, nel 2015 sono stati 14.391 i decessi attribuibili a tumori maligni, di cui 8.000 uomini e 6.391 donne (ultimo anno disponibile ISTAT). Nella RegionePiemontela neoplasia che ha fatto registrare il maggior numero di decessi è quella del polmone (2.818), seguita da colon-retto (1.614), mammella (1.081), stomaco (669) e prostata (620).
«Sono quasi 3 milioni e 400mila gli italiani che vivono dopo una diagnosi di cancro»spiega la DottoressaStefania Gori, Presidente nazionale AIOM e Direttore del Dipartimento oncologico dell’IRCCS dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar. «Èun numero importante che evidenzia il peso della patologia oncologica e lo sforzo continuo per migliorare la sopravvivenza dei pazienti non solo in termini quantitativi ma anche di qualità di vita. Oggi le due neoplasie più frequenti, quella della prostata negli uomini e della mammella nelle donne, presentano sopravvivenze a 5 anni pari a circa il 90%, con percentuali ancora più elevate quando la malattia è diagnosticata in stadio precoce. Risultati sicuramente incoraggianti, che ci spingono a impegnarci ancora di più sia sul fronte della ricerca che della prevenzione».
Da “Nuova Speranza“, il magazine dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte Onlus – 2019 – n. 1
Il programma di screening per identificare e controllare i casi di mutazione genetica Brca che possono causare il tumore della mammella e il tumore dell’ovaio sarà potenziato e saranno creati percorsi specifici nei Centri di riferimento della Rete oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta. In più, le visite e gli esami di controllo per le persone sane ma con rischio già accertato dal test genetico saranno d’ora in poi gratuiti: verrà introdotto un nuovo codice di esenzione, che consentirà di non pagare il ticket nelle prestazioni specialistiche.
Sono le novità introdotte dalla Regione Piemonte con una delibera approvata nei giorni scorsi dalla Giunta Chiamparino, con l’obiettivo di migliorare l’individuazione e la sorveglianza dei casi di mutazione dei geni Brca1 e Brca2 nei pazienti sani, che possono dare origine a tumore della mammella e dell’ovaio. “Con questo provvedimento, che per altro accoglie una sollecitazione del Consiglio regionale – spiega l’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta -, la Regione aumenta l’attività di prevenzione e rafforza il programma di screening già effettuato all’interno della Rete oncologica e allo stesso tempo agevola il percorso dei pazienti che vengono sottoposti ai controlli”.
Ad oggi sono circa 1.000 in Piemonte le donne portatrici di mutazioni Brca1 e Brca2 già riconosciute dal test genetico effettuato, ma la stima è che possano essere circa 2.000, con un’identificazione di 180 nuovi casi all’anno.
Le prestazioni specialistiche inserite nel programma dei controlli per le persone con rischio già accertato, per cui verrà attivata l’esenzione dal ticket, prevedono una visita clinica senologica da effettuare ogni sei mesi, una mammografia e una risonanza magnetica da effettuare ogni anno per quanto riguarda la prevenzione del tumore della mammella, e una visita ginecologia e un’ecografia ogni sei mesi per quanto riguarda il tumore dell’ovaio.
La prevenzione del tumore al seno è un capitolo estremamente ampio e variegato. Se alla domanda “In che cosa consiste la prevenzione del tumore mammario” sembrerebbe semplice rispondere che “consiste nell’eseguire la mammografia con la cadenza biennale in post menopausa, e annuale dai 40 anni in avanti”, in realtà la prevenzione riconosce “opportunità” molto più ampie, come spiega il Dottor Luca Sgrò,oncologo presso la Ginecologia Oncologica dell’Università di Torino presso l’Ospedale Mauriziano “Umberto I” di Torino.
Dottore, quali sono queste ulteriori “opportunità”?
Innanzitutto stanno emergendo dati molto interessanti sulla dieta e sulle abitudini che definiamo “voluttuarie”: fumo e alcol sembrano essere associati più strettamente di quanto non si creda, con un aumentato rischio di tumore mammario, addirittura di più di quanto non lo siano determinati schemi della cosiddetta terapia sostitutiva menopausale, che per molto tempo sono stati ritenuti erroneamente responsabili di tumore insorti tardivamente. A questo proposito, sono presenti oggi degli schemi di trattamento dei sintomi menopausaliche hanno un profilo molto più incoraggiante di quanto creduto finora. Lo stesso trattamento con contraccettivi orali aumenta di molto poco il rischio oncologico. Poi un aspetto che non dovrebbe essere mai trascurato è il rapporto che la donna ha con il proprio specialista.
Ci spieghi.
Già a partire dalla età giovanile, il ginecologo può contribuire ad identificare fattori di rischio, scegliere linee terapeutiche, indirizzare la paziente verso scelte, anche riproduttive, volte a minimizzare il rischio di tumore al seno, che resta una neoplasia molto diffusa, con una incidenza pari a una donna su 8 nella nostra società.
A partire da quale età è utile iniziare la prevenzione?
La visita senologica fa parte della abituale routine della visita ginecologica, quindi la paziente anche in età giovanile viene sottoposta a sorveglianza dal proprio specialista e a lui può rivolgersi tempestivamente in caso di qualsiasi dubbio. Ricordiamo che, per quanto molto rari, non sono del tutto infrequenti casi di tumore mammario ben al di sotto dei 30 anni di età per cui, per lo meno, la palpazione fatta da mani esperte è un elemento che può essere importante già da subito. Per quanto riguarda i protocolli di diagnostica per immagini, fatta salva la popolazione a rischio familiare che comincia molto precocemente ad eseguire la risonanza magnetica mammaria, per la popolazione generale eseguire una mammografia annuale a partire dai 40 anni è già un atteggiamento molto protettivo. Discorso a parte si fa per l’ecografia mammaria, che risulta essere un utilissimo ausilio sia per la palpazione che per la risonanza e la mammografia, e può essere inserito in qualsiasi momento nel percorso diagnostico.
Quanto è importante la diagnosi precoce?
Prima viene identificato il tumore e più alte sono le probabilità di guarigione e meno invasive potrebbero essere le cure successive. Per questo è importante non fidarsi ciecamente dei risultati tranquillizzanti di mammografia o di visita, e riportare comunque, tempestivamente, qualunque sospetto allo specialista di riferimento: anche gli esami più precisi possono sbagliare, e inoltre possono evolvere delle lesioni in modo estremamente veloce. Per questo, in caso di sospetto, è buona norma essere comunque sempre attenti ai segnali che riceviamo dal nostro corpo. La diagnosi precoce è fondamentale, talvolta, nel permetterci di identificare delle lesioni addirittura sul procinto di diventare tumori invasivi, permettendo, in alcuni casi, addirittura di essere completamente risolutivi con l’atto chirurgico. Questo è uno dei motivi per cui le percentuali grezze di sopravvivenza per le pazienti con tumore al seno presentano dati realmente incoraggianti, fino a sfiorare il 90%.
Come viene curato il tumore al seno?
Al giorno d’oggi vi sono molte opzioni terapeutiche sistemiche. Oltre ai trattamenti chemioterapici che hanno sviluppato degli schemi in grado di contenere la temuta tossicità a livelli accettabili, lo sviluppo delle linee di ormonoterapia ha dato dei risultati molto importanti, a fronte di effetti collaterali estremamente contenuti. Questi trattamenti sono stati gli elementi cardine del trattamento del tumore mammario per molto tempo, ma negli ultimi anni vi si sono affiancate terapie nuove ed efficaci.
Ci spieghi.
Da diversi anni l’introduzione di anticorpi monoclonali ha permesso di raggiungere risultati inattesi sulla sopravvivenza. A ciò si aggiungono trattamenti con inibitori CDK che consentono di potenziare la risposta alla ormonoterapia. Un ambito di estremo interesse che si sta sviluppando è l’attenzione nella gestione della salute dell’osso: proprio quest’anno sono stati pubblicati risultati molto confortanti riguardo all’utilizzo di anticorpi monoclonali (denosumab) che agiscono sul riassorbimento osseo e sono in grado di contribuire, in modo importante, alla lotta e al controllo della progressione della malattia. Nei prossimi anni ci aspettiamo ulteriori introduzioni di trattamenti estremamente promettenti. Nello stesso tempo la tendenza a ridurre il trattamento quando non necessario, ha coinvolto l’aspetto chirurgico oltre che quello oncologico: la riduzione dell’impatto dell’intervento, grazie a recenti acquisizioni radioterapiche, permette alle pazienti di sottoporsi alla minima chirurgia indispensabile.
Oggi quali sono le novità nel campo della ricerca, nella diagnosi, in chirurgia e nell’ambito farmacologico?
In ambito diagnostico, grande importanza sta rivelandosi l’indagine genetica, che permette di identificare la popolazione a rischio molto alto, che beneficerebbe addirittura da trattamenti chirurgici preventivi su mammella e a volte su ovaio, anticipando così l’insorgenza di tumori particolarmente aggressivi. Ma anche per la popolazione non a rischio genetico la riduzione della dose di raggi assorbiti con la mammografia e l’introduzione della mammografia digitale, hanno senz’altro modificato in meglio le possibilità diagnostiche.
In ambito chirurgico, invece?
La chirurgia ha visto la riduzione sempre maggiore del ricorso alla dissezione ascellare (intervento di asportazione dei linfonodi dell’ascella), anche in relazione alla conferma del ruolo protettivo importante della radioterapia: di contro la diagnostica ci ha permesso di ricorrere con maggiore frequenza a interventi radicali con la ricostruzione immediata in caso di lesioni diffuse o multifocali. Per quanto riguarda i trattamenti farmacologici, importanti conquiste negli ultimi anni si sono avute sui tumori ormonosensibili, in particolare per quanto riguarda le donne in premenopausa, che adesso possono beneficiare di schemi di trattamento più intensi, più efficaci e più bilanciati. Inoltre, risultati incoraggianti continuano ad arrivare dagli studi che propongono trattamenti prolungati oltre i canonici 5 anni, fino a 10 o in alcuni casi addirittura a 15 anni.
Infine, quale consiglio si sente di dare alle donne?
Fondamentale resta mantenere un ottimo e stretto rapporto con il proprio specialista di riferimento, che è in grado di mettere al corrente la paziente di ogni innovazione nel trattamento in tempi rapidi per ottenerne, quando possibile, il maggiore beneficio.
Fattori di rischio
Incidenza
Mortalità
Sopravvivenza
Prevalenza
(Fonte:vvolume “I numeri del cancro in Italia 2017”, realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e dalla Fondazione AIOM).
Da “Nuova Speranza”, il magazine dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte – Onlus – 11/2018
Nelle pagine del nuovo numero di “Nuova Speranza” approfondiamo con i massimi esperti piemontesi i quattro più importanti tumori per incidenza e impatto sulla salute: al polmone, al seno, al colon e alla prostata, per capire perché insorgono, come si possono prevenire e le novità terapeutiche.
Negli ultimi tre anni le diagnosi di tumore in Piemonte sono aumentate del 9,8%. Nel 2017 nella Regione sono stati registrati 30.900 nuovi casi (16.200 uomini e 14.700 donne), nel 2015 le stime erano pari a 28.128 (16.100 uomini e 12.028 donne). Una tendenza che rispecchia quella nazionale, con un andamento stabile delle nuove diagnosi fra gli uomini e un incremento fra le donne. È questa la fotografia dell’‘universo tumore’ in tempo reale, raccolta nel volume “I numeri del cancro in Italia 2017” realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e dalla Fondazione AIOM.
Fra i piemontesi i tumori più frequenti sono quelli al colon retto (4.350), seno (4.200) e al polmone (3.500). La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è in linea con la media nazionale, raggiunge il 63% fra le donne e il 53% fra gli uomini (in Italia rispettivamente 63% e 54%). I nuovi dati confermano la riduzione della mortalità nei due sessi, per il complesso dei tumori e per molte neoplasie a più elevato impatto. Così, quello che veniva un tempo considerato un male incurabile, è divenuto in moltissimi casi una patologia da cui si può guarire o con cui si può convivere a lungo con una buona qualità di vita.
Si aggiungono poi le armi efficaci per combattere il cancro, come l’immuno-oncologia e le terapie target a chemioterapia, chirurgia e radioterapia. Tutto questo, unito alle campagne di prevenzione promosse con forza anche dall’AIOM, si traduce nel costante incremento della sopravvivenza dopo la diagnosi, che nella nostra Regione interessa oltre 274.100 soggetti.
Il vizio del fumo è sempre più femminile. Un dato che preoccupa è il notevole incremento, del 36%, delle diagnosi di tumore del polmone fra le donne, passate da 919 nel 2015 a 1.250 nel 2017. Per questo è fondamentale promuovere campagne di prevenzione rivolte a tutte le fasce della popolazione: no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta. Il 40% dei casi totali, 12.360 in Piemonte solo nel 2017, potrebbe essere evitato seguendo uno stile di vita sano. È scientificamente provato che il cancro è la patologia cronica che risente più fortemente delle misure di prevenzione.
Ma i piemontesi fanno prevenzione per restare in salute? I dati parlano chiaro: il 33,4% dei piemontesi è sedentario, il 28,4% è in sovrappeso e l’8% obeso. I fumatori sono il 24,2% della popolazione e il consumo a rischio di alcol riguarda il 19,1% dei cittadini (Studio PASSI 2013-2016). In Piemonte l’ultimo dato Istat disponibile (anno 2014) fa registrare 14.624 decessi attribuibili a tumore: la neoplasia con il maggior numero di decessi è quella del polmone (2.742), seguita da colon retto (1.601), seno (1.071), pancreas (919) e stomaco (695). Numeri che fanno riflettere e che, sempre di più, mettono in evidenza quanto sia fondamentale mettere in campo misure efficaci per contrastare l’insorgenza del cancro. Il primo passo è certamente partire dall’osservanza di corretti stili di vita.
Buona lettura!
Da “Nuova Speranza”, il magazine dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte – Onlus – 11/2018
L’obesità e il sovrappeso aumentano il rischio di tumore, lo confermano sempre di più studi di respiro internazionale che evidenziano, nero su bianco, una correlazione ormai nota e urgente. Purtroppo uno stile di vita poco salutare, compresa una dieta povera di elementi protettivi dati dalla verdura, dalla frutta e dai cibi integrali, insieme ad eccessivi apporti di proteine di origine animale, di grassi e zuccheri, è associato alla comparsa delle malattie tipiche del secolo: l’ipertensione, il diabete, le malattie cardiache.
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Tutto quello che c’è da sapere sulle principali neoplasie del colon retto, seno, stomaco, polmone, prostata, della pelle (melanoma): dai fattori di rischio, ai nuovi casi, dalla prevalenza alla sopravvivenza alla mortalità. Ecco la fotografia dell’‘universo tumore’ raccolta nel volume “I numeri del cancro in Italia 2017” realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e dalla Fondazione AIOM e presentato a Torino in Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte il 13 febbraio scorso, in presenza dei massimi esperti in oncologia del Piemonte.
IL TUMORE DEL COLON RETTO
Incidenza
Mortalità
Sopravvivenza
Il carcinoma del colon-retto presenta una prognosi sostanzialmente favorevole. La sopravvivenza a 5 anni in Piemonte è del 64%,in Italia del 65%.
Prevalenza
In Italia (anno 2017) sono 464.473(53% maschi), al secondo posto tra tutti i tumori e pari al 14% di tutti i pazienti oncologici.
IL TUMORE DEL SENO
I fattori di rischio sono:
Incidenza
In Piemontei nuovi casi di tumore del seno stimati nel 2017 sono stati 4.200. Si stima che nel 2017 siano stati diagnosticati fra le italiane circa 50.500 nuovi casi di carcinoma della mammella femminile (fra gli uomini sono stati diagnosticati 500 nuovi casi). È la neoplasia più diagnosticata nelle donne, in cui circa un tumore maligno ogni tre (28%) è un tumore mammario.
Mortalità
In Piemontei decessi sono stati 1.071 nel 2014 (ISTAT, ultimo anno disponibile). In Italia nel 2014 il carcinoma mammario ha rappresentato la prima causa di morte per tumore nelle donne, con 12.201 decessi, fra gli uomini le morti sono state 129.
Sopravvivenza.
In Piemonte la sopravvivenza a 5 anni delle donne con tumore della mammella è dell’88%. La sopravvivenza a 5 anni in Italia è pari all’87%.
Prevalenza
In Piemontele donne vive con questa diagnosi sono in totale 64.700 (anno 2015). In Italia (anno 2017) vivono circa 767.000 donne che hanno avuto una diagnosi di carcinoma mammario, pari al 43% di tutte le donne che convivono con una pregressa diagnosi di tumore e pari al 23% di tutti i casi prevalenti (uomini e donne).
TUMORE DEL POLMONE
Incidenza
In Piemonte sono stati stimati 3.500 nuovi casi di tumore del polmone nel 2017 (2.250 uomini e 1.250 fra le donne).
Nel 2017 sono state stimate in Italia oltre 41.800 nuove diagnosi (28.200 uomini e 13.600 donne). Rappresentano l’11% di tutte le nuove diagnosi di tumore nella popolazione generale (più in particolare, il 15% di queste nei maschi e l’8% nelle femmine). Si registra una marcata diminuzione di incidenza negli uomini (in relazione a una altrettanto marcata riduzione dell’abitudine al fumo), pari a -1,7%/anno negli anni più recenti. A questa tendenza fa purtroppo riscontro un aumento dei nuovi casi tra le donne (+3,1%/anno dal 2003 al 2017).
Mortalità
In Piemonte i decessi per tumore del polmone sono stati 2.742 nel 2014 (ISTAT, ultimo anno disponibile). Nel 2014 in Italia sono stati registrati 33.386 decessi per questa neoplasia. Rappresenta la prima causa di morte per tumore nei maschi (il 27% del totale) e la terza causa nelle donne, dopo mammella e colon-retto (11% del totale delle morti oncologiche).
Sopravvivenza
In Piemonte la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con tumore del polmone è del 14%. La sopravvivenza a 5 anni in Italiaè pari al 15,8%.Pur rimanendo nell’ambito di valori deludenti, presenta valori leggermente migliori tra i più giovani, passando dal 29,3% tra 15 e 44 anni all’8,1% tra i più anziani (75+).
Prevalenza
Il tumore del polmone rimane ancora oggi una neoplasia a prognosi particolarmente sfavorevole e pertanto poco contribuisce, in percentuale, alla composizione dei casi prevalenti. È stimato che nel 2017 vivanoin Italia 109.394 persone con tumore del polmone, pari al 3% di tutti i pazienti con diagnosi di neoplasia.
IL TUMORE DELLA PROSTATA
I fattori di rischio sono:
Incidenza
Nel 2017 sono stati stimati 2.900 nuovi casi in Piemonte, circa 34.800 in Italia. È la neoplasia più frequente fra gli uomini e rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni.
Mortalità
In Piemonte i decessi per cancro prostatico sono stati 556nel 2014 (ISTAT, ultimo anno disponibile). Nel 2014 in Italia si sono osservati 174 decessi. Si tratta di una causa di morte in costante diminuzione (-2,6% per anno) da oltre un ventennio.
Sopravvivenza
In Piemontela sopravvivenza a 5 anni degli uomini con tumore della prostata è del 92%. La sopravvivenza a 5 anni in Italiaè pari al 91,4%.Presenta valori elevati tra i pazienti più giovani, passando da un massimo del 96,4% tra 65 e 74 anni ad un minimo del 52,1% tra i più anziani (85+).1
Prevalenza
In Piemonte gli uomini vivi con questa diagnosi sono in totale 40.637 (anno 2015). In Italia (anno 2017) si stima siano presenti 484.170 uomini con pregressa diagnosi di carcinoma prostatico, circa il 32% dei maschi con tumore e quasi il 15% di tutti i pazienti (tra maschi e femmine) presenti nel Paese.
IL TUMORE DELLA PELLE: IL MELANOMA
I fattori di rischio sono:
Incidenza
In Piemonte nel 2017 i nuovi casi stimati di melanoma sono stati 1.300 (700 uomini e 600 donne). In Italia nel 2017 sono stati registrati circa 14.000 nuovi casi, 7.300 tra gli uomini e 6.700 tra le donne. Il trend di incidenza appare in aumento, statisticamente significativo, sia negli uomini (+4,4% per anno) sia nelle donne (+3,0% per anno).
Mortalità
In Piemonte i decessi per questa neoplasia sono stati 159 nel 2014 (ISTAT, ultimo anno disponibile). Nel 2014 in Italiasono stati osservati 2.018 decessi per melanoma cutaneo (1.245 uomini e 773 donne). Il trend di mortalità del melanoma cutaneo appare in aumento, statisticamente significativo, negli uomini (+3,9% per anno), mentre presenta una diminuzione nelle donne (-3,7%).
Sopravvivenza
In Piemonte la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con melanoma è pari al 90%. La sopravvivenza a 5 anni in Italia è pari all’86,7%. Esiste un forte gradiente per età: la sopravvivenza a 5 anni passa dal 93,5% registrata nei giovani (15-44 anni) al 73% degli anziani (75+).
Prevalenza
In Italia i pazienti con diagnosi di melanoma cutaneo sono 147.000 (67.000 uomini e 80.000 donne).
IL TUMORE DELLO STOMACO
I fattori di rischio sono:
Incidenza. In Piemonte nel 2017 i nuovi casi stimati di carcinoma gastrico sono stati 950 (550 uomini e 400 donne). In Italianel 2017 sono stati stimati 12.800 nuovi casi, attualmente all’ottavo posto in ordine di incidenza tra gli uomini e al sesto tra le donne (4% di tutti i tumori nei maschi, 4% nelle femmine).
Mortalità
In Piemonte i decessi per questa neoplasia sono stati 695 nel 2014 (ISTAT, ultimo anno disponibile). Nel 2014 in Italia sono state osservate 9.557 morti (il 60% nei maschi). Con il 6% tra i decessi per tumore sia nei maschi sia nelle femmine il carcinoma gastrico occupa il quinto posto, con una presenza più incisiva nell’età medio-avanzata.
Sopravvivenza
In Piemonte la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con tumore allo stomaco è pari al 30%. La sopravvivenza a 5 anni in Italiaè pari al 31,8%.Presenta valori decrescenti all’aumentare dell’età: è pari al 39,8% tra i giovani (15-44 anni) e al 21,6% tra gli anziani (75+).
Prevalenza
Circa 81mila persone vivono in Italia con una diagnosi di carcinoma gastrico, il 2% di tutti i pazienti con tumore.
Fonti
1 “I numeri del cancro in Italia 2017” (AIOM-AIRTUM-Fondazione AIOM)
2 I tumori in Italia – Rapporto AIRTUM 2014, Prevalenza e guarigione da tumore in Italia
http://www.registri-tumori.it/cms/it/Rapp2014